Versione completa di una mia riflessione pubblicata sul dorso napoletano di Repubblica il 6 novembre 2019.
A mente fredda appunti e fatti noti sullo scandalo di #NapoliAtalanta.
1) Nel calcio che in vent’anni è passato da primo a quarto campionato al mondo, girano sempre meno soldi e l’indebitamento anche delle società di prima fascia è controllabile solo politicamente. Non sono tanto Juve o Inter o il vincere per vincere (che tanto obnubila i napoletani) ma, se saltasse un Milan, sarebbe a rischio l’intero sistema. L’allarme rosso è scattato da tempo ma per gli stakeholders del sistema calcio non è il risanamento e la pulizia del sistema, ma un’ulteriore concentrazione di risorse su pochi soggetti la via che sono interessati a praticare.
2) Il Napoli è una florida industria meridionale dell’intrattenimento sportivo che fa utili e crea lavoro, ma soprattutto negli anni ha guadagnato il diritto di occupare stabilmente uno slot pregiatissimo, con le sistematiche qualificazioni in CL e una fetta consistente dei ricavi del prodotto calcistico. Ricavi che senza Napoli verrebbero suddivisi tra un gruppo coeso di società insider del sistema. Le risorse che da anni il Napoli si guadagna sono considerate non solo vitali, ma quasi di diritto nelle disponibilità di alcuni soggetti politicamente ed economicamente centrali.
3) Il successo della SSC Napoli rappresenta un ribaltamento dei paradigmi del sistema Italia, ma anche del sistema mondo. La periferia non solo non alimenta il centro cedendo risorse umane ed economiche, ma acquisisce (a testa alta) le risorse vitali citate, che il centro non solo considera proprie e necessarie, ma si considera anche in diritto di difendere con le buone e con le cattive. Quel posto Champions del Napoli non è solo intollerabile per i tifosi da bar, educati da decenni di campagne d’odio antinapoletano, ma è conveniente sia spostato altrove da parte di operatori economici in grado di muovere milioni e determinare carriere, nessuna delle quali è a Napoli.
4) La cointeressenza a tenere il Napoli in una posizione subalterna si esplicita in una reciprocità di favori di carattere mafioso tra poteri forti, ognuno nel loro ambito (gli arbitri, i grandi club, i media monopolisti, a partire da Sky, gli sponsor), tutti senza esclusione con interessi lontani economicamente, politicamente e geograficamente dalla città di Napoli. Tale regime di esclusione è legittimato presso l’opinione pubblica con il dato di fatto che in Italia la città sia dai più considerata un corpo estraneo, il punto di vista della quale è sistematicamente stigmatizzato e liquidato in maniera discriminatoria (l’accusa di vittimismo) e che può ed è redditizio colpire impunemente.
Quel posto Champions è lo specchio, la cartina tornasole, del posto che deve spettare alla città in un’Italia comunità di pari. A testa alta, fare squadra, per la squadra, e la città.