Dunque anche il Ministro dell’Economia Siniscalco si è dimesso com’era successo a Ruggiero, Scajola, Tremonti, Gasparri, Buttiglione, Sirchia e altri in quattro anni di convulsioni della maggioranza di centro destra.
Non sarà rimpianto, ma il paese si trova più che mai di fronte al baratro di una quinta tragica legge finanziaria berlusconiana, la peggiore di tutte perché regalerà come mai a tutte le clientele e toglierà all’economia e al paese. A questa si aggiunge la seconda e definitiva lettura della sciagurata riforma constituzionale. Per la quinta volta con la finanziaria, e più che mai con la riforma costituzionale imposta dalla Lega Nord, Berlusconi, Follini, Casini e Fini regaleranno al Nord e affosseranno il Sud, in un rapporto mai così diseguale dai tempi della destra storica, 140 anni fa in un conflitto di interessi tra le due parti del paese che presenta dei tratti perfino neocoloniali di dominio.
La maggioranza non sta più in piedi, ma la Lega applaudirà, AN abbozzerà e l’UDC mugugnerà, come sempre.
Il centro sinistra chiede timidamente le dimissioni, quasi come se la richiesta di dimissioni fosse un atto dovuto. Già dopo il cappotto di primavera delle elezioni regionali la manfrina si ripetè. Il centro sinistra sta aspettando da quattro anni e mezzo sul greto del fiume che passi il cadavere del nemico senza muovere un dito. Probabilmente questo cadavere passerà in primavera ma legato mani e piedi ad un altro cadavere, quello del paese.
Sta al paese, sta alle mobilitazioni sociali dare la spallata finale per esigere elezioni subito. Ci sono i tempi tecnici per votare nella seconda metà di novembre.
Non è questione di pochi mesi. E’ questione vitale, quasi di vita o di morte, per risparmiare al paese quella che si presenta come la peggiore e più distruttiva legge finanziaria della storia repubblicana e una riforma costituzionale che distrugge quel che resta della convivenza civile in Italia.