L’orrore di Iguala in Messico è infine confermato e non sarà il silenzio dei media internazionali, che guardano sempre altrove rispetto alla macelleria messa in atto da vent’anni in uno dei principali alleati degli USA, a renderlo meno orribile. Nella fossa comune ritrovata nello Stato di Guerrero, lo stesso del turismo d’élite di Acapulco, vi sarebbero la maggior parte dei 43 studenti sequestrati lo scorso 26 settembre dalla Scuola Normale Rurale di Ayotzinapa, nella quale erano già stati assassinati sei loro compagni.
Gli antropologi forensi argentini da oggi saranno all’opera per le identificazioni sui corpi ritrovati. Almeno 17 dei 43 studenti sono stati indubbiamente visti nel patio del comando di polizia di Iguala da dove furono trasferiti nel luogo dove è stata trovata la fossa comune. La polizia stessa avrebbe commesso la strage -sulla dinamica dei fatti ormai non ci sono troppi dubbi- con la collaborazione di sicari dei narco che poi hanno fatto sparire i corpi. Il 26 settembre in vari assalti, alla scuola stessa, al sindacato dei maestri, ad un autobus, erano già stati direttamente assassinati da poliziotti e sicari del narco almeno altri sei studenti, tutti tra i 16 e i 22 anni, almeno uno di questi con chiari segni di tortura.
Al momento vi sono 22 persone, quasi tutti poliziotti, detenuti per un crimine che ripresenta anche nel Messico di Peña Nieto la tradizione nera del Terrorismo di Stato messicano, da Tlatelolco a Corpus Christi ad Acteal. La persecuzione sistematica contro stampa indipendente, sindacalisti, attivisti dei diritti umani e movimenti studenteschi è divenuta via via una caccia all’uomo incrudelita dal governo di Felipe Calderón dal 2006 in avanti. Questi deliberatamente usò la cosiddetta guerra al narco per colpire i movimenti sociali. Enrique Peña Nieto continua le pratiche del predecessore.
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La Scuola Normale Rurale di Ayotzinapa ha una lunga tradizione di lotta studentesca e lì si formarono due dei più importanti guerriglieri messicani del XX secolo, Lucio Cabañas e Genáro Vázquez.