Nonostante il 2013 abbia offerto notevoli perle di disinformazione antilatinoamericana (basta pensare ai giorni delle esequie di Hugo Chávez) la perla per l’anno 2013 di disinformazione o, se preferite, di manifesta ignoranza sull’America latina va assegnata senza dubbio al settimanale L’Espresso.
Questo, nel numero del 28 marzo 2013, p.75, riuscì a pubblicare le seguenti indimenticabili righe a firma Leonardo Morlino (professorone di Scienza politica nientedimeno che alla Luiss) in una rubrica probabilmente strapagata e romanticamente intitolata “senza frontiere”: «Chávez ha sostituito l’Unione Sovietica nel sostenere il regime cubano [e fin lì] ed è diventato l’influente “benefattore” di un gruppo di leader politici e Paesi con problemi di disuguaglianza e povertà, quali Alvaro Uribe e, poi, Juan Manuel Santos in Colombia […]».
Basta ripercorrere la storia latinoamericana dell’ultimo quindicennio per ritrovare i continui scontri, le mille accuse da parte di Uribe a Chávez di finanziare le FARC e mille episodi che spesso hanno fatto parlare (a sproposito) di guerra tra Venezuela e Colombia della quale, ovviamente, Chávez sarebbe stato colpevole. Poi con Santos le cose le cose tra i due paesi sono migliorate, ma bisogna aver letture alle spalle per decifrare un passaggio epocale nel quale, in epoca obamita, la Colombia non è più (o è meno) una pistola puntata contro l’integrazione latinoamericana in generale e contro l’infezione chavista in particolare.
Ringraziamo commossi il Prof. Morlino di non aver usato il consunto «foraggiare» ma è difficile spacciare per un refuso il far sostenere da Chávez quello che per anni è stato il suo peggior nemico in sinergia con l’ex-presidente statunitense George Bush (costui sì che sosteneva Uribe con miliardi di dollari). In buona sostanza il Prof. Morlino sostiene -seriamente- che Ugo Tognazzi fosse il capo delle Brigate Rosse. L’articolo proseguiva con prescindibili argomentazioni trite e dissepolte dalle veline in voga durante il secondo mandato Bush che, su questo sito, abbiamo mille volte analizzato (ricorderete il passaggio dal rumsfeldiano “asse del male latinoamericano” del post 11 settembre alla più sinuosa suddivisione tra sinistra irresponsabile e sinistra responsabile) e superati di almeno un lustro. Studi e si aggiorni prof. In particolare per Morlino tutti gli organismi di integrazione regionale avrebbero il marchio Chávez, sminuendo fino al ridicolo un processo storico del quale Chávez ha molti meriti, ma che vede innanzitutto nel Brasile global player il garante. Ma di tutto ciò si può discutere da punti e prospettive diverse. Di quello che non si può discutere (ovvero, non si può sentire) è di Chávez che sostiene Uribe.
Non parliamo di un ragazzetto al desk a scrivere di qualunque cosa a 5€ al pezzo o di un Omero Ciai o di un Rocco Cotroneo. Parliamo di rubriche che per forma e impaginazione scimmiottano la gloriosa “bustina di Minerva”, uno dei top del giornalismo italiano in epoca repubblicana. Per quello che ci concerne peggio di così L’Espresso non poteva fare: foraggiare un chiarissimo professorone di una prestigiosa università privata per fargli dire che… gli asini volano, senza un caporedattore in grado di rispedire al mittente, è il punto più basso del giornalismo italiano per quanto concerne l’America latina nel 2013.