La Gazzetta Ufficiale francese ha pubblicato un decreto che dichiara di pubblica utilità la TAV Torino-Lione ma la rinvia nel tempo di almeno una generazione (solo per gli espropri necessari viene concesso un tempo di 15 anni prima dei quali non si apriranno i cantieri) fino a far parlare di un sostanziale congelamento dell’unica grande opera che in Italia viene rappresentata come prioritaria.
Già a luglio, come segnalava Gad Lerner, nei rapporti della Commissione Trasporti del parlamento francese si specificava che di tale opera non si parlerà prima del 2030 sia per la bassa priorità dell’opera stessa sia per le difficoltà economiche che impongono scelte e rinvii. In Francia, non in Italia. Secondo la Commissione anche a livello di saturazione di linee la TAV non sarà davvero necessaria prima del 2040. Qui le generazioni si fanno un paio e molti dei protagonisti della vicenda saranno passati a miglior vita uccisi da una solerzia che non è detto che le generazioni future apprezzeranno.
Con i francesi che in buona sostanza considerano più urgente e utile un piano per sbarcare sul pianeta Marte che far la TAV da Lione a Torino, resta quindi solo l’indefettibile volontà del Partito Democratico italiano nel pensare che quella ferrovia e gli aerei da guerra F35 siano le priorità del nostro paese.
Resta un dubbio: ma una stampa seria perché continua a coprire il gioco degli interessi di chi vuole la TAV anche solo nel tratto italiano? Non dovrebbe aprire un dibattito equilibrato tra due diverse (ed entrambe legittime) visioni di mondo? Non dovrebbe spiegare che i celerini schierati a difesa dei cantieri proteggono un treno che (a torto o a ragione) è già su un binario morto?
Foto di Stefano Snaidero