Forse ha ragione Antonello Soro a dire che la parola “magnaccia” non appartiene al linguaggio del PD e forse ha ragione perfino l’attendente di Silvio Berlusconi, Paolo Bonaiuti, a sostenere che quello di Antonio di Pietro sia un linguaggio “rozzo e volgare”. Ma alzi la mano chiunque abbia letto le intercettazioni in questione, pubblicate dal settimanale L’Espresso, e non abbia pensato che il capo del governo con quelle chiamate non stesse proprio piazzando le sue donnine allegre al miglior offerente.
La ricchezza della lingua italiana per l’opera di Berlusconi, così come emerge da quelle telefonate, dà ampia scelta: oltre che magnaccia, c’è lenone (bel termine classico oltretutto), mezzano, ruffiano, pappone, sfruttatore, protettore… Immaginiamo per un istante Bonaiuti e Soro, con la penna rossa in mano, correggere “magnaccia” con “lenone”: Berlusconi è un lenone. Che bel paese sarebbe.
I giornali e soprattutto la tv, intanto, si preoccupano di confondere le acque e ribaltare le cose. Certi meccanismi vanno sempre osservati con attenzione. La notizia sarebbe come di Pietro giudichi un comportamento disdicevole di Berlusconi. Ma se noi facciamo sparire (o lasciamo molto sullo sfondo) il comportamento disdicevole e probabilmente criminoso in questione allora la notizia diviene: “Di Pietro insulta (gratuitamente) Berlusconi”. Che è il titolo del Corriere e di vari altri giornali, TG e GR di oggi. Così spostiamo il dibattito su quanto sia volgare il dirigente politico molisano che il radical-mafioso Daniele Capezzone arriva apertamente a minacciare. Il radical-mafioso in questione, se è a conoscenza di reati commessi da di Pietro parli, altrimenti è diffamazione. E’ così che funziona in uno stato di diritto. Tutto serve però perché così Berlusconi da colpevole diventi vittima e si dimostri una volta di più quanto le intercettazioni telefoniche siano come la magistratura: una metastasi della democrazia e vadano proibite (insieme ai giudici). Da Gianni Riotta in giù i media funzionano oramai come un orologio in questo paese e senza neanche bisogno del Minculpop; tanto per fare carriera basta una telefonata al compare Saccà.
E’ evidente che tutti, PD compreso, accettino che il comportamento disdicevole in questione “si faccia ma non si dica”. E’ evidente che l’oppio del popolo italiano sia oramai non la religione ma desiderare di essere come Berlusconi o Briatore se bambini o come Carfagna e Gregoraci se femminucce. E dire che fino a pochi anni fa alle bambine si insegnava ad essere come Maria Goretti. Altri modelli, chessò, Rita Levi Montalcini o Margherita Hack no, vero? Del resto per essere come Rita o Margherita bisogna studiare, e in un sistema scolastico come il nostro non è facile. Insomma, chi deve dirlo, se non l’opposizione, che non solo non si dice ma “non si fa” di raccomandare le sciacquette (e gli sciacquetti) con le quali se la fa il capo del governo, e che se si fa va denunciato?
Non certo il PD che bacchetta di Pietro come un sol uomo con il PDL. E’ la vocazione maggioritaria bellezza, direbbe Bill Walter Clinton. Che coniugata con la tentazione veterocomunista di bastonare innanzitutto chi sta alla propria sinistra, mette Silvio nostro in una botte di ferro. Del resto rispetto al ben più importante nodo dell’impunità (è vero, anche impunità è volgare ma si capisce meglio di immunità) delle più alte cariche dello Stato, cosiddetto Lodo Schifani bis, ha ragione il PDL ad accusare il PD di ipocrisia. Il merito è stravagante: “sì, ci va bene, ma dalla prossima legislatura”. Come se non sapesse il PD che il Lodo è programmato per portare Berlusconi al Quirinale e che quindi l’impunità varrà per i secoli dei secoli amen. Come se il PD davvero credesse che nella prossima legislatura il capo del governo sarà un novello Giorgio La Pira.
Vi sta bene o no l’impunità, qui e ora? Tutto ciò ci restituisce la cifra della disperazione del PD. Deve negare la sua stessa essenza per sopravvivere e confutare la profezia per la quale a fine legislatura l’opposizione volgare e irresponsabile di Antonio di Pietro avrà i voti del PD e l’opposizione raffinata e responsabile del PD sarà scesa a quelli di IDV (e comunque rivincerà il PDL). Per farlo il PD ha sposato la curiosa tesi che il paese odi tutta la casta meno Berlusconi (legittimato a governare e che perciò non va demonizzato per quanti scheletri continui a contenere il suo armadio) e quindi solo nascondendosi dietro Berlusconi la casta del PD potrà sopravvivere. Non Berlusconi, ma non attaccare Berlusconi è la foglia di fico del PD. Perfino l’azione di governo si potrà attaccare (blandamente) ma dicendo il peccato senza mai nominare il peccatore. Una volta si pensava che stare al governo valesse bene la messa della svolta neoliberale presa dal centrosinistra negli ultimi 15 anni. Ma oltre al neoliberismo, fallito e fallimentare, il PD accetta oramai anche la corruzione dei costumi. E il bello è che non sta neanche al governo.
Vorrebbe fare opposizione il PD, perchè sa che è necessario per la sua stessa sopravvivenza, ma non vuole e non sa attaccare Berlusconi. In quel “dalla prossima legislatura” c’è un “vorrei ma non posso”. Te la voteremmo Silvio l’impunità, a patto che non ci chiami più comunisti che ci fa tanto soffrire e tu faccia almeno finta di dialogare con noi. Te la voteremmo, così potremmo fare quelli buoni e responsabili. Si guadagnano voti a fare i buoni? Il PD ricorda quel fulminante: “le brave ragazze vanno in paradiso, quelle cattive dove gli pare”. Il PD sta nel paradiso dell’opposizione, le cattive ragazze (prostitute fa brutto?) stanno al governo e in tv.
Te la voteremmo l’impunità, Silvio, così tu continuerai a cuocerci a fuoco lento e a spolpare il paese. Del resto si sa, i problemi del paese sono ben altri che i problemi giudiziari di Berlusconi. Vedi come siamo bravi, hai appena decretato di finire di distruggere la scuola pubblica e privatizzare l’università e stiamo lì zitti e buoni e non diciamo una parola (del resto il Ministro ombra è Vincenzo Cerami, figurati se si studia i decreti legge…) perchè quelli che mandi a casa (100.000 solo nella scuola) votano tutti per noi e se parliamo… Mannò, non la prendere come una minaccia, mica siamo Capezzone. Te la voteremmo l’impunità, davvero Silvio… come avessimo accettato.