Il quotidiano di Rifondazione Comunista, Liberazione, in un editoriale non firmato, e quindi attribuibile al direttore, stamane non ha di meglio da fare: chiede la grazia per Anna Maria Franzoni!
Forse cerca di riposizionarsi sul mercato, sottraendo lettori a Novella 2000 e ai settimanali da parrucchiere. Forse, semplicemente, ha perso la bussola, noi lo diciamo da tempo e i lettori (e gli elettori) lo hanno capito. Resta loro solo il finanziamento pubblico per giocare a fare i giornalisti, soldi sprecati.
Per la Franzoni Liberazione blatera di umana pietà che li ispirerebbe, ma cerca solo pubblicità. Nelle carceri italiane ci sono migliaia di donne comuni (che i media non chiamano ossequiosamente "la signora"), spesso straniere, con figli, in condizioni familiari, sociali ed economiche durissime per le quali Liberazione non spreca certo editoriali per chiederne la grazia.
Di più, in Italia ci sono alcune decine di donne in carcere per avere ucciso i propri figli, anche se facciamo fatica a ricordarne i casi. Se fosse plausibile che la Franzoni espii con il proprio senso di colpa e non con il carcere, allora sarebbe valido per tutte queste donne e dovremmo depenalizzare l’infanticidio. Ovviamente non è così e il direttore di Liberazione non si preoccupa delle altre Anna Maria meno famose, ma solo di quella pubblica, di quella mediatica, di quella che fa parlare.
Di fronte a una condanna definitiva per un crimine ignobile, l’infanticidio, Liberazione vorrebbe trovare adesso il lieto fine (loro lo chiamano "happy end", temo). E un invito per Piero Sansonetti a "Porta a porta".