Da oggi a Montevideo è riunito il XV vertice del Mercosur, il Mercato comune del Sud che riunisce Argentina, Brasile, Uruguay e Venezuela oltre al Paraguay, attualmente sospeso.
A 22 anni dalla creazione, quella del Mercosur, è virtualmente la quinta area economica al mondo riunendo 280 milioni di abitanti e con un PIL di 3.000 miliardi di dollari. Soprattutto però, il Mercosur, si è rivelato essere uno strumento potentissimo d’integrazione regionale. Quando fu creato, nel 1991, in piena notte neoliberale, con l’ambizione di essere appena un elemento di armonizzazione doganale, l’interscambio regionale era di appena 5 miliardi di dollari, in una logica ancora pienamente inserita nella teoria del sottosviluppo spiegata dai grandi economisti latinoamericanisti come Theothonio Dos Santos. Ogni paese, viveva dando le spalle agli altri, come dai tempi della colonia. Dieci anni dopo, al momento del crollo dei regimi neoliberali, questo interscambio non era neanche raddoppiato.
Negli ultimi dodici anni, soprattutto per la spinta integrazionista di grandi leader come Néstor Kirchner, Hugo Chávez (entrambi nella foto, prematuramente scomparsi) e Lula, la storia economica della regione si è rivoluzionata e oggi l’interscambio supera i 60 miliardi, il 1.200% in poco più di due decenni. La grande accelerazione avvenne dopo il 2005, l’anno decisivo quando la regione seppe opporre un fermissimo rifiuto al progetto egemonico che pretendeva d’imporre George Bush con l’ALCA, l’Area di libero commercio delle Americhe dominata dagli Stati Uniti.
L’ingresso pieno del Venezuela, avvenuto dopo una battaglia pluriennale, fu l’ultimo trionfo che Hugo Chávez riuscì a vedere, a fine 2012. Oggi il Mercosur è tutt’altro che una semplice unione doganale. Ha un’agenda sociale e si propone la coesione territoriale della regione in maniera analoga a quanto ha fatto nei decenni passati l’Unione Europea.
E vuole crescere ancora. L’ingresso dello Stato plurinazionale della Bolivia è imminente e anche l’Ecuador sta cominciando il percorso di piena adesione. Punto spinoso del vertice in corso a Montevideo (che vede la parità di genere con due presidenti donne, Cristina Fernández e Dilma Rousseff, e due uomini, Pepe Mujíca e Nicolás Maduro) è cosa fare col Paraguay sospeso dopo il colpo di stato contro il vescovo Lugo. Un reingresso di Asunción potrebbe riaprire il problema della mancanza di ratifica dell’ingresso del Venezuela, a lungo boicottato da parte del Senato di quel paese. Oltre a ciò, rispetto ad un processo in fieri e nel contesto mondiale di crisi che vede anche un rallentamento delle economie latinoamericane, vi è il grande dubbio su cosa vuole essere il Mercosur da grande.