Per quanto di destra sia Sebastián Piñera, l’attuale presidente cileno, ha evitato di considerarsi erede politico diretto del defunto dittatore Augusto Pinochet. Almeno non quanto quelli che potrebbero essere i suoi eredi che si misurano domenica nelle primarie della destra.
In vista delle presidenziali di novembre, la campagna elettorale per le primarie tra la destra cilena si sono invece caratterizzate per quote importanti di nostalgia da parte di entrambi i candidati, Andrés Allamand e Pablo Longueira. Entrambi ministri di Piñera, rispettivamente di difesa ed economia, pur appartenendo alle due costole diverse della destra post-pinochetista (l’UDI, più fascistoide, RN più conservatrice) vanno d’accordo su tutto a partire dai postulati neoliberali e la privatizzazione totale dello Stato.
Pablo Longueira in particolare fu tra i politici cileni che nel novembre 1998 si trasferirono in pianta stabile a Londra per dare pieno appoggio al senatore vitalizio che aveva subito l’affronto dell’arresto da parte dell’attuale responsabile legale di Wikileaks, Baltazar Garzón, prima che questo fosse esautorato come magistrato dalla destra spagnola di quel partito fratello -gemello- dell’UDI che è il Partido Popular di Aznar e Rajoy. In campagna elettorale si è distinto per dichiarazioni razziste contro gli immigrati boliviani. Allamand non è da meno e fu per RN (come Longueira per l’UDI) uno dei protagonisti della campagna pinochetista del 1988, per il referendum e si rifiuta di usare il termine dittatura. Nell’immagine lo vediamo in uno spot per quella campagna: in un salotto della sua casa alto-borghese di Las Condes si dilunga a spiegare perché l’unico futuro possibile per il Cile fosse nella prosecuzione del regime militare. Sono argomenti da registrare ma che non incomodano particolarmente i candidati in questi giorni. Le primarie si vincono a destra, e poi a novembre si fa in tempo a riposizionarsi più al centro.