In queste ore gli organizzatori della protesta contro Yoani Sánchez mi stanno tirando in causa un po’ ovunque con toni rissosi e offensivi: anche io nemico del popolo, evviva! Sono quelli stessi che mi intimavano di boicottare il Festival Internazionale del Giornalismo, quindi non sorprende, non dispera o spaventa ma fa capire meglio le cose. Brevissimamente:
queste persone rivendicano la loro azione perugina ma non vogliono fare i conti né prendersi la responsabilità dell’evidenza di essere riusciti nell’impresa di quadruplicare l’attenzione mediatica su Yoani facendola passare da vittima, lavorando per il re di Prussia e conclamando così le narrazioni mainstream che la descrivono come tale cancellando molti fatti sull’opacità di Yoani stessa, sulla realtà cubana e sull’America latina integrazionista.
Lo hanno fatto -a questo punto è evidente- per sfruttare l’occasione offerta da Arianna Ciccone e dal Festival e potersi accomodare anche loro (di luce riflessa) almeno per cinque minuti al caldo dei riflettori. Indifferenti allo stridente effetto della loro azione, per questi era comunque importante esserci e dimostrare di essere vivi. Per loro travestirsi da strega cattiva e contribuire a rappresentare Yoani come Biancaneve è stata un’operazione win-win della quale -però- dovrebbero ringraziare Yoani e Arianna.