Quello che mi fa impazzire di Grillo è che nello stesso intervento, addirittura nella stessa frase, riesca a mettere insieme cose che condivido pienamente e sciocchezze clamorose.
Se si potesse rendere in un sistema binario il mio giudizio su di un discorso di Berlusconi rispetto ai singoli passaggi, il risultato è una lunga sequenza di NO-NO-NO-NO-NO-NO. Non condivido nulla. Quando parla Bersani ho una sequenza di NI-NI… anzi direi minuscolo, ni-ni-ni-ni-ni. Quando parla Grillo invece mi trovo di fronte ad un guazzabuglio di SÌ-NO-SÌ-NO-SÌ-NO-SÌ… tutti più o meno strillati, tutti convinti. È una sensazione destabilizzante perché non è sintetizzabile né in un giudizio positivo né in uno negativo. Credo che l’unica soluzione sia che Bersani trasformi i “ni” in “sì”. Invece pensano che sia sufficiente sostituire Bersani con Renzi, un lifting, che trasformerebbe molti “ni” in “no”.
Le classi dirigenti del centro-sinistra continuano a pensare che Grillo sia normalizzabile, che sia una malattia e non un sintomo di questa. No, una politica che sa solo far dire “no” o al massimo “ni”, non è capace di elaborare l’uscita dalla peggiore crisi dall’inizio della nostra modernità. E ci costringerà ad abituarci ad ingoiare dei “No” al Grillo di turno pur di poter gioire ogni tanto di qualche “Sì”.