Susana Beatriz Pegoraro aveva 18 anni ed era incinta di cinque mesi quando fu sequestrata nella stazione di Constitución a Buenos Aires nel giugno del 1977.
Rubén Santiago Bauer, del quale Susana era incinta, fu sequestrato lo stesso giorno nella città di La Plata.
Furono portati all’ESMA, dove prima che anche Susana fosse assassinata, nacque Evelyn. Erano gli anni della dittatura fondomonetarista di Jorge Videla, dei 30.000 desaparecidos e dei 500 bambini appropriati.
Evelyn non fu assassinata ma la prese una famiglia di marinai che dopo averle ucciso i genitori le ha rubato l’identità fino a convincerla di non volerla conoscere.
Oggi, annunciano le Abuelas de Plaza de Mayo, che l’esame del DNA ha confermato che Evelyn, che ha vissuto per trent’anni appropriata dal marinaio Policarpio Vázquez e da sua moglie Ana María Ferra, è proprio figlia di Susana e Rubén.
La storia di Evelyn è più complicata di storie simili alla sua. Nel 1999 Vázquez dovette ammettere di non essere il padre biologico di Evelyn e che i documenti furono falsificati. Per anni però Evelyn rifiutò di fare l’esame del DNA perchè non voleva che fosse usato come prova contro i suoi appropriatori.
Finalmente nel 2006 questi furono incriminati per appropiazione di minore. Il giudice a quel punto ha obbligato Evelyn ad effettuare la prova del DNA. Questa, nelle motivazioni, cessava di essere un esame complementare atto a stabilire, per volontà dell’interessato l’identità, ma una prova decisiva per un processo per violazione dei diritti umani. Questa a quel punto fu ottenuta con una perquisizione nella casa dove Evelyn viveva.
Non è la prima volta che l’accertamento dell’identità di figli di desaparecidos avviene dopo contenziosi legali ma è la prima volta che la motivazione che obbliga all’accertamento è l’acquisizione di prove per processare gli appropriatori.
Comunque sia, bentornata Evelyn.