La fine della presidenza di Felipe Calderón e l’inizio di quella di Enrique Peña Nieto in Messico avrà probabilmente almeno una conseguenza positiva: il caso della cittadina francese Florence Cassez sarà riaperto come le porte del carcere al quale la donna è stata condannata di fatto a vita (60 anni) per sequestro di persona e criminalità organizzata. Infatti, il prossimo gennaio, la Corte suprema potrebbe addirittura annullare per gravi vizi formali, già riconosciuti, il processo dove la Cassez fu condannata e rimetterla in libertà. Per la Francia in questi anni Florence Cassez è stata quasi una seconda Ingrid Betancourt che ha portato le relazioni tra i due paesi ad un passo dalla rottura.
La giovane, oggi 38enne, nel 2004 si era trasferita in Messico col fratello e presto si era legata sentimentalmente ad Israel Vallarta Cisneros, capo di una banda di sequestratori. Dopo un periodo di separazione i due si rincontrano. È in quel momento che, con un’operazione scenografica in diretta televisiva, messa in piedi dal sinistro Genáro García Luna, che avviene l’arresto. Il capo dei servizi e poi ministro degli interni di Calderón sbatte il mostro della cittadina francese in prima pagina come se questa fosse il pericolo pubblico numero uno in un Messico dove il suo governo ha assassinato almeno 50.000 persone nella guerra al narcotraffico.
Colpevole o innocente (innocentissima per i francesi, colpevole secondo i giudici messicani che l’hanno condannata due volte per essere membro attivo della banda di Vallarta) Florence Cassez diviene sicuramente un capro espiatorio per dimostrare l’inflessibilità (sic) calderoniana in tema di giustizia e poi per coprire l’intoccabile García Luna. Volontà opposte e pregiudizi opposti si scontrano. Da una parte vi è la convinzione viscerale francese (ed occidentale in genere) dell’innocenza dei propri cittadini ogni volta che questi vengono considerati colpevoli da un tribunale del terzo mondo (o anche del primo, se pensiamo ad Amanda Knox a Perugia). Dall’altra vi è il diritto dei paesi del sud del mondo (in questo caso di un governo indegno, criminale e corrottissimo quale quello di Calderón ma non sempre e non necessariamente è così), di non considerare gli occidentali impuni in quanto tali e dimostrarsi in grado di far giustizia agli occhi della propria opinione pubblica. La malafede calderoniana si trasforma così in difesa dell’orgoglio nazionale ma solo per scontrarsi così con l’arroganza francese, in particolare del governo Sarkozy, che pretenderebbe di umiliare il paese che Napoleone III cercò di conquistare venendo sconfitto dal grande Benito Juárez.
Si apre nel tempo un lungo braccio di ferro prima con il governo di destra di Parigi, successivamente con quello di François Hollande che porta le relazioni diplomatiche franco-messicane ad un passo dalla rottura. Nel 2011 le imponenti iniziative (organizzate da anni) per la celebrazione in Francia dell’anno del Messico vengono annullate, con un danno irreparabile per l’immagine (e il turismo) messicano.
Adesso la situazione si sblocca. Il nuovo presidente messicano Enrique Peña Nieto, non migliore del predecessore, ma con le mani libere, non ha motivo per non riprendere relazioni buone con Parigi e Florence sarà felice di divenire un pacco dono. Alcuni media francesi danno addirittura per imminente la liberazione, facendo di Florence Cassez, che ha già scontato sette anni di carcere, una sorta di Ingrid Betancourt in sedicesimo. Un sequel comunque non all’altezza dell’originale.