chissà perché non piove mai
quando ci sono le elezioni
Ho votato alle 7.57 di stamane nel Liceo Classico due portoni più in là del mio. Non apprezzo gli endorsement aperti, per il semplice motivo che riducono tutto a “tizio vota per”. Marco Travaglio vota per Antonio Di Pietro, Bernardo Bertolucci (da comunista) vota Walter Veltroni, Claudio Abbado vota per Fausto Bertinotti, Ken Loach voterebbe per Franco Turigliatto. Detto questo non abbiamo detto nulla.
Il punto più importante e più dimenticato è quello che concerne i tre milioni di nostri concittadini interdetti dal voto, amministrativo e anche politico, e perciò interdetti dall’unica integrazione possibile, quella della piena cittadinanza. Anche oggi stiamo andando a votare in privazione del suffragio universale, ovvero dell’essenza stessa della democrazia.
E lo scadimento della democrazia in Italia si misura da come diviene escludente verso i più deboli della catena, in questo caso gli immigrati privati del diritto di voto. Sono tre milioni di idee nuove, esperienze nuove, progetti nuovi che per arretratezza culturale, la nostra, si trasforma in disprezzo per la democrazia, impedendo a milioni di nostri concittadini di esercitarla, scegliamo di non ascoltare. Pensate per esempio al fatto che sempre più spesso gli studenti immigrati criticano la nostra scuola che considerano troppo scarsa e poco selettiva, e si sentono frustrati nella loro volontà e capacità di emergere. I loro argomenti non hanno voce e mentre i figli dei ricchi si spostano verso scuole private o vanno all’estero (tipico di paesi del terzo mondo), chi resta nel pubblico va in una scuola da paese de’ balocchi, sperando che in questo paese si possa continuare in eterno ad andare avanti sulle conoscenze e non sulla conoscenza.
Il fatto che il tema del ristabilimento del suffragio universale in Italia non sia una priorità (e il fatto che ci sia una parte dell’opinione pubblica contraria allo stesso, come se fossimo al tempo del Congresso di Vienna) ci dà forse la misura più forte della crisi italiana. Ma se tre milioni di nostri concittadini non andranno a votare perché viene loro materialmente impedito, almeno altrettanti altri lo faranno per scelta. Tra questi vi sono centinaia di migliaia di elettori che si considerano di sinistra e non si sentono rappresentati. Non andare a votare è una scelta legittima ma sbagliata, non foss’altro per due considerazioni. La prima è in prospettiva storica: chi ha costruito con le armi ed il proprio sangue la nostra democrazia, lo ha fatto perché si potesse votare; perché, per non votare, bastava il fascismo. La seconda è per un elementare calcolo matematico: il non voto delega. Chi non vota oggi deve sapere che per metà vota per Berlusconi. Io alle 7.57 di stamane, votando, so di non aver votato per Berlusconi. Chi non va a votare delega Berlusconi a rappresentarlo e delega anche un po’ Dell’Utri, un po’ Casini, un po’ Teodoro Buontempo, Ciarrapico, Fiamma Nirenstein e perfino Giuliano Ferrara a rappresentarlo. Io so di non aver votato per Giuliano Ferrara. Chi non va a votare, e da persona di sinistra crede di lanciare un segnale a Veltroni e a Bertinotti, invece vota anche per Ferrara e per Berlusconi.
Sono comprensibili e condivisibili i motivi di delusione di chi non va a votare. Ma a meno di non avere una fideistica visione del mondo e della politica, per la quale un partito, per esempio il vecchio PCI, sintetizzasse perfettamente le aspettative di un militante, oggi nell’urna non possiamo trovare la nostra visione di mondo e forse nemmeno una sintesi accettabile di questa. Io per lo meno non l’ho trovata. In troppe cose non mi rappresenta il Partito Democratico. Eppure questo è nato per restare e con l’esistenza e l’essenza del quale è illusorio non fare i conti. Che piaccia o no, a Walter Veltroni riesce oggi (vinca o meno) l’operazione fatta nel 1980 da François Mitterand aggregando socialisti, radicali, democristiani. Ventott’anni dopo gli elettori francesi hanno ancora il simbolo del PS mitterandiano sulle schede elettorali e noi, per la prima volta, abbiamo la ragionevole aspettativa che di qui a molti anni lo spazio politico di centrosinistra sarà occupato da un partito forte che vincerà e perderà elezioni, ma sarà un elemento di stabilità. Tutto questo è un dato di fatto indipendente dal se uno si senta rappresentato o meno dal PD.
Il cartello della Sinistra Arcobaleno, che come tutti sanno martedì si sfascerà, è invece un’operazione di apparati per la pura sopravvivenza degli stessi, e non la casa comune di quei milioni di italiani che pensano, che studiano, che propongono e vogliono alternative alla modernità neoliberale. Intorno alla Sinistra Arcobaleno tuttavia si trovano alcune delle forze migliori di questo paese, e se sapranno spazzar via le quattro castine autoreferenti delle quali la SA è pura sommatoria, allora ci potrà essere una proposta politica di sinistra vera in questo paese. A sinistra della SA intanto trovo sconfortante e perfino disdicevole che il PRC secerna non uno ma quattro micropartiti di ultrasinistra, personalistici e l’un contro l’altro armati, che hanno come unico obbiettivo reale non quello di combattere le destre ma quello di far ottenere il peggior risultato possibile al PRC stesso. Ovviamente per ognuno dei quattro è colpa degli altri tre se non sono riusciti neanche a fare un minuscolo cartellino rosso. Che gli elettori abbiano chiaro che il voto a Sinistra Critica, Alternativa Comunista, PCL di Ferrando e Bene Comune è di pura testimonianza critica (a volte fuori dal tempo), ma senza alcuna possibilità di ottenere seggi.
Stamane alle 7.57 nella scheda, dicevamo, chi scrive non ha trovato la propria visione di mondo e nemmeno una sintesi accettabile di questa. Ma ha trovato una sintesi di quella che non è la propria visione di mondo, di quello che disprezza e di quello che sta trasformando questo paese in un incubo soprattutto per i cittadini più deboli, gli immigrati, gli anziani, i giovani. Tale visione antitetica della società da 14 anni si incarna pienamente con la figura di Silvio Berlusconi. Dalla Televisione alla mafia, dalla corruzione alla maniera volgare di vedere la società e il successo personale, credo non vada lasciato nulla d’intentato per impedire a questa destra di governare altri cinque anni. Tutti i voti, al Partito democratico, a Italia dei Valori, alla Sinistra Arcobaleno, con qualunque motivazione siano dati, adesione piena o mero calcolo, possono contribuire a evitare cinque anni di calvario all’Italia. Anche l’obbiettivo del pareggio al Senato, da alcuni visto come il male peggiore, dovrebbe essere celebrato perché Berlusconi in quanto tale o vince o ha perso tutto. Lo conosciamo, evitiamolo.