Per la prima volta da quando 124 anni fa fu abolita la schiavitù, il Supremo Tribunal Federal (STF), la corte costituzionale brasiliana, sarà presieduta da un giudice afrodiscendente, Joaquim Barbosa. Il Brasile è un paese che ha oltre la metà della popolazione afrodiscendente (il quadruplo degli Stati Uniti) eppure mai nessuno era arrivato ad un incarico così importante come quello al quale è stato designato questo giurista 58enne. Anche per Barbosa il cammino, esemplare, era tutto in salita. Figlio di un operaio di un paesino dell’interno del Minas Gerais, si pagò gli studi facendo le pulizie in un tribunale.
Oggi, da presidente del tribunale che ha condotto il giudizio sul Mensalão, il più grande della storia politica brasiliana, è considerato una figura chiave sia per la lotta all’impunità per la corruzione in Brasile che per le cosiddette “azioni positive”. Dall’agosto scorso in Brasile il 50% dei posti nelle università pubbliche sono riservati a studenti afrodiscendenti, indigeni e poveri che abbiano studiato nella scuola pubblica. Al pubblico italiano può interessare il dettaglio che Barbosa votò contro l’estradizione del terrorista Cesare Battisti.