Gravissimo episodio contro la libertà di Stampa ieri in Colombia. Il giornalista indipendente e studioso di cose latinoamericane Giorgio Sabaudo è stato arrestato e rilasciato dopo sette ore ieri a Bogotà mentre stava realizzando il proprio lavoro di informatore.
Sabaudo stava riprendendo dall’esterno una manifestazione studentesca in appoggio al processo di pace, quando questa è stata repressa duramente dalla polizia. Mentre Sabaudo restava sempre all’esterno della manifestazione due poliziotti lo hanno aggredito al grido di “figlio di puttana già hai filmato troppo”, è stato strattonato, gli è stata strappata la videocamera (che non gli è stata restituita) ed è stato arrestato.
Portato in un centro di detenzione temporanea con altri fermati è stato trattenuto per sette ore dovendo sottostare, secondo la sua versione, ad un inquietante e minaccioso interrogatorio, da parte di una persona qualificatasi come “difensore dei diritti umani” ma che gli ha fatto tra l’altro ripetute domande su bombe artigianali.
La Colombia è, con il Messico e l’Honduras, il paese dove più giornalisti vengono uccisi nel continente e una delle nazioni al mondo con la massima concentrazione editoriale con un monopolio di fatto della famiglia Santos, che esprime il presidente della Repubblica Juan Manuel Santos.
Silenzio assoluto da parte dei media italiani sul caso che evidentemente non li preoccupa. Questi, appena una settimana fa, avevano dedicato grande rilievo al fermo, analogo per gravità a quello di Sabaudo, della blogger cubana Yoani Sánchez. Ma per Sabaudo nessun Pierluigi Battista s’è commosso.