Come sempre “2 de octubre no se olvida”, il due d’ottobre non si dimentica. È il massacro di Tlatelolco, piazza delle Tre Culture nel Nord di Città del Messico, 44 anni fa. Fermava nel sangue e nella repressione selvaggia a venire (ma in apparente pace e democrazia per l’occhio del mondo) il movimento studentesco messicano reo di voler essere come qualunque altro movimento studentesco in quell’anno al mondo in quel paese già allora troppo lontano da dio e troppo vicino agli Stati Uniti.
Fu una strage di Stato stabilizzante e impunita come quelle italiane, da Piazza Fontana alla Stazione di Bologna, quella di Tlatelolco e fu anche il punto di inflessione nella storia del PRI e del paese da Gustavo Díaz Ordaz che istituzionalizzò una dittatura mascherata, verso il salinismo che vent’anni dopo liquidò il paese nel neoliberismo fino all’attuale stato di guerra civile a bassa intensità mascherata da lotta al Narco.
Pochi giorni dopo, il 12 d’ottobre, cominiciavano i Giochi Olimpici che, come altre volte nella storia (il primo gennaio del 1994 col NAFTA e la contemporanea rivolta zapatista, o la modernità neoliberale delle maquiladoras) nella retorica ufficiale aprivano al Messico le porte del primo mondo. Il sangue di quelle centinaia di ragazzi era già stato lavato.