Il minimo sindacale di Prandelli, feste, farina e forca

Par7176264

Il calcio mi piace, lo seguo fin da bambino (mio nonno omonimo era abbonato del Napoli già nel campionato 1928-1929) e festeggio i gol, a volte con lo stesso entusiasmo che nei pomeriggi radiofonici domenicali faceva sobbalzare mia madre. Ieri sera ho gioito con i due Lucignolo italiani, Antonio Cassano e Mario Balotelli, ma ho anche gli occhi per aver visto un biscottificio italiano scadente battere con affanno l’ultima della classe.

Finita la partita come sempre ho spento, le chiacchiere sul pallone proprio no. Ho sentito che parecchi festeggiavano in strada, clacsonate come avessimo vinto i mondiali. Io nell’82 c’ero. Nessuno osò festeggiare la risicata qualificazione e neanche la bella vittoria con l’Argentina. Poi giustamente si festeggiò (ma in strada neanche tanto) l’epica vittoria col Brasile. Si tornò alla moderazione per la semifinale con la Polonia e si riservò l’apoteosi per la finale con la Germania. Metto uno stupido commento in FB (mal me ne incolse) e si scatena il diluvio universale. St’intellettuali che non capiscono il popolo… addirittura c’è un tizio che blatera di post-democrazia (dovrò scegliere con più attenzione le amicizie)… e invece no. Io voglio festeggiare, ma nelle feste comandate, nelle finali, quando battiamo il Brasile, la Germania, non in un lunedì qualsiasi per aver battuto una banda di generosi ragazzi irlandesi e il vecchio Trap. Non so se il popolo che festeggia per così poco sia più depresso, saggio o di bocca buona ma temo che dovremmo farcele piacere per forza queste feste sbiadite, perché visto che di farina ce n’è sempre meno, l’alternativa sarebbe la forca.

PS Abbiamo vinto e hanno segnato un terrone e un neo-italiano. E io questo lo festeggio.