Sempre più gravi gli effetti del crollo del sistema educativo in Italia e del far lavorare semianalfabeti in posizioni dove ci vorrebbe almeno… un diploma di quelli di una volta. Quello dell’immagine, in questo momento, è il titolo di apertura di Repubblica online.
Orbene è evidente che chi a La Repubblica ha fatto quel titolo, pensa che passare da un PIL del 101,5% dell’anno precedente ad un PIL del 100,6% sia lo stesso che passare dal 100 al 50%.
Per dimezzare il PIL di un paese ci vuole una guerra nucleare o simili. Quando crollò l’Unione Sovietica, vado a memoria, il PIL cubano ci mise un bel po’ di tempo a cadere del 40%, ovvero non arrivò a dimezzarsi, prima di risalire. Quando crollò il neoliberismo in Argentina, il PIL scese (vado sempre a memoria e non ho voglia di controllare) di circa l’11% nel primo anno. Ma in Argentina, a Cuba, in Corea, in Turchia c’è la scuola, e finché c’è scuola c’è speranza… In Italia?