Scrivo questo post malvolentieri. Beccare Rocco Cotroneo, il nostro corrispondente a Copacabana, fare due volte male il proprio lavoro nello stesso giorno è troppa grazia, o troppa pena, per il Corriere della Sera che lo mantiene a Río e gli paga la caipirinha.
Stamane ci eravamo accorti che Cotroneo era cascato nella propaganda di Miami spacciando la maglietta con la @ sfoggiata dal ragazzo cubano Eliécer Ávila per lo squillo della rivolta a Cuba, e non per quel che era, ovvero la maglietta fatta in serie della facoltà di Informatica che Eliécer frequenta. Poi una volta capito che i ragazzi cubani, che poche ore prima aveva esaltato, non stavano buttando giù la mummia di Lenin, ha fatto una delusissima e nervosa macchina indietro: sono figli della classe dirigente, non ci potevamo aspettare di meglio da loro, traditori!
Il bello però Cotroneo lo scrive in un pezzo intitolato “Cuba discute”. Andiamo a vedere che merita. Parla di Silvio!
Citando una delle immancabili fonti da Miami, le uniche che per contratto deve prendere in considerazione, Cotroneo dà ai suoi lettori la notizia che Silvio Rodríguez, il grande cantautore e rivoluzionario cubano, si sia trasferito a vivere a Santiago del Cile.
Silvio che lascia Cuba sarebbe un evento politico, prima ancora che artistico, di portata internazionale, ma Cotroneo è troppo superficiale per capire che una notizia del genere non può passare inosservata e che quindi i conti non tornano. Gli basterebbe una verifichina ma lui, indomito, la spiattella senza pensarci due volte.
Povero Rocco Cotroneo, uno non può neanche prendere per oro colato una notizia che viene da Miami e pubblicarla senza perdere un secondo per verificare… che qualcuno scopre che è una balla! Di più: è un pesce d’aprile, un gioco confezionato mesi fa dal fratello di quel rompiscatole di Carotenuto (sì, proprio mio fratello!) Claudio Mendoza, el Zeta, instancabile organizzatore di eventi musicali a Santiago del Cile, tropero cosmico e grande amico di Silvio.
Sembrerebbe un episodio minore, per farci una risata, come a suo tempo ne avevamo riso con Claudio. Eppure testimonia come certa stampa sia così disperatamente a caccia di notizie contro i governi di sinistra latinoamericani da attaccarsi anche alle notizie inventate di sana pianta perfino da amici e militanti integrazionisti. Constatare la pochezza giornalistica del nostro corrispondente a Copacabana intristisce. Prendere per oro colato tutto quello che viene da Miami e non verificarlo è tutto ciò che serve per far carriera nei grandi giornali. Ma il giornalismo è un’altra cosa…