Passeggeri insultati all’imbarco Easyjet a Venezia perché napoletani. I quattro hanno querelato l’impiegata della compagnia. Non è chiaro da chi esattamente dipenda la razzista responsabile del fatto ma non è la prima volta che EasyJet, concorrente di Ryanair sul mercato low-cost, balza agli onori della cronaca per comportamenti discriminatori.
Nel novembre 2010, all’aeroporto di Palermo, Easyjet rifiutò l’imbarco ad una bambina disabile perché incapace di riporre autonomamente il bagaglio a mano nella cappelliera. Poi Easyjet s’è scusata. Nell’agosto 2009 all’imbarco di un volo Easyjet a Bari, era toccato ad una signora obesa vedersi richiedere il pagamento di un doppio biglietto per essere imbarcata. Poi Easyjet s’è scusata. Nel dicembre 2011 una signora cieca, che volava con EasyJet da Gatwick, si è vista rifiutare l’imbarco al suo cane guida. Poi Easyjet s’è scusata. Di nuovo a Gatwick, a gennaio di quest’anno, un passeggero disabile non è stato imbarcato su di un volo Easyjet perché “non poteva raggiungere a piedi l’uscita d’emergenza”. Poi Easyjet s’è scusata ma il passeggero, un uomo d’affari inglese, ha lamentato un trattamento odioso, scortese e discriminatorio.
È evidente che passeggeri diversi rappresentano una seccatura ed un costo ma che, fino a che saremo in un regime democratico, le compagnie che vogliano solcare i cieli pubblici, sono obbligate ad accettare tali costi, possibilmente col sorriso sulla bocca.
La verità è che il trasporto aereo low-cost per essere profittevole richiede una standardizzazione che va ben oltre i bagagli contingentati, i servizi spartani, l’uso di slot periferici. Il trasporto aereo low-cost richiede anche passeggeri standardizzati, in grado di scattare sull’attenti anche se portatori di handicap, e silenti se ritengono violati i propri diritti, come è accaduto ai quattro giornalisti napoletani vittime di razzismo a Venezia. Continuando così potremo solcare i cieli d’Europa per due lire ma non andremo lontano.