Il Consiglio Nazionale dell’Educazione ha approvato ieri a Valparaiso la proposta del governo di destra presieduto da Sebastián Piñera per la quale nei libri delle scuole elementari in Cile non potrà più apparire il termine “dittatura militare” rispetto al regime di Augusto Pinochet che rovesciò l’11 settembre 1973 il governo di Salvador Allende causando 3.500 desaparecidos, 30.000 incarcerati e 400.000 esiliati.
Aspre le critiche dell’opposizione per la quale “il governo non può cancellare la realtà di assassinii, sparizioni di persone, violazioni di diritti umani, libertà conculcate, censura e corruzione” mentre dalla maggioranza l’ex ministro pinochetista Alberto Cardemil è d’accordo con l’imposizione del governo con un surreale argomento: “È una maniera di rompere il pensiero unico”. Anche dal partito post-pinochetista UDI, una delle due forze che compongono la maggioranza, si festeggia: “Finalmente si rompe lo stigma nei confronti di Pinochet”. Per decreto, nei manuali delle scuole elementari.
Il governo ultraliberale di Sebastián Piñera è ai minimi storici di popolarità dal ripristino della democrazia nel 1990 e ha appena cambiato il terzo ministro dell’Educazione, incapace di sconfiggere un enorme movimento studentesco che da otto mesi chiede di smantellare il sistema educativo pinochetista in favore di un’educazione pubblica, gratuita e di qualità per tutti i cileni.