Anche oggi, come post post commenti di una notizia cotta, mangiata e abbondantemente digerita, la Repubblica (come molti altri giornali) ha due pagine intere e ben due editoriali sulle elezioni primarie del partito repubblicano statunitense nell’Iowa.
Vorrei ricordare a quelli che stanno scaldando i motori tra giornali, blog e twitter, per coprire respiro per respiro tutto quello che concerne le presidenziali statunitensi dalla Befana fino ai morti ( mettetevi comodi che solo il 6 novembre si voterà davvero) che Des Moines, la capitale di quello stato, è una cittadina piccola come Ancona ed è per noi più remota di Timbuctù e meno rappresentativa degli Stati Uniti di molti luoghi al di fuori degli Stati Uniti stessi. Inoltre il candidato che ha vinto il ballottaggio delle elezioni provinciali 2011 di Macerata, tale Antonio Pettinari, ha vinto con 71.365 voti mentre il reverendo Mitt Romney, che ha speso milioni di dollari, con i suoi 30.015 voti a Macerata non sarebbe andato neanche al ballottaggio.
Notare l’enfasi di una Giovanna Botteri che presenta quella contesa tra ferventi assertori del creazionismo, esponenti dell’industria bellica e almeno un antisemita, con lo stesso pathos di come descriveva l’inizio della guerra in Iraq, lascia perplessi. A Des Moines si decidevano i destini del mondo? Chissà, più che nelle provinciali di Macerata di sicuro, ma continua a sembrarmi che, pur non contestando in alcun modo l’importanza delle elezioni (presidenziali) statunitensi, il presentare mesi di primarie come un grande evento mondiale non corrisponda ad esigenze di notiziabilità ma alla stantia adesione di una visione di mondo nella quale gli Stati Uniti sono al centro di tutto. Quanto sarebbe bello se i corrispondenti dei grandi giornali, i Molinari, gli Zucconi, risciacquassero un po’ i panni nel Gange, nel Nilo, nel Fiume Giallo o nel Rio delle Amazzoni. Chissà che poi non saprebbero raccontarci il Mississipi con occhi rinnovati.