In Grecia si indice un referendum e i mercati di tutta Europa crollano. Improvvisamente un primo novembre diventa chiaro a tutti quello che fino a ieri era chiaro solo ad alcuni: che la democrazia è incompatibile con il mercato, almeno quello nella forma neoliberale.
In Grecia si indice un referendum e i mercati crollano perché i mercati non hanno nessuna relazione con i cittadini e con la vita di questi, con ciò che pensano e decidono, con le forme con la quale la società di massa si è dotata di regole di convivenza che chiamiamo democrazia. I mercati, la finanza, non ha nulla a che vedere col fatto che i cittadini, in pace e in democrazia, possano scegliere come uscire dai casini nei quali si sono trovati (anche) per colpa dei mercati stessi.
La finanza è nemica della democrazia, e ciò non ha nulla a che vedere col pagare o non pagare il debito in Grecia o in Italia, ma ha molto a che vedere con élite che millantano di rappresentare interessi generali e invece rappresentano solo se stessi. Charles Wilson, presidente della General Motors e poi ministro della difesa di Dwight. D. Eisenhover amava dire che “quel che è buono per la General Motors è buono per gli Stati Uniti”. Discutibile, ma almeno aveva in mente un’economia reale, che produceva beni e doveva venderlia qualcuno che doveva essere messo in condizione di comprarli.
La finanza, dagli anni ‘70 in qua, non ha nulla a che vedere con l’economia reale se non per minarla. Capitali avvoltoi che, lasciati liberi di muoversi come trottole, distruggono la vita delle persone, persone reali legate mani e piedi, che votano ma nulla possono per modificare tale potere. Fino a ieri succedeva nel Sud del mondo, adesso in Europa, in Grecia, in Italia. La finanza è una bomba atomica con una miccia accesa in ogni casa. La finanza è nemica della democrazia, prendiamone atto e scegliamo. O i mercati o la vita delle persone.