Il settimanale messicano Proceso lancia alcuni dubbi sulla morte di Matteo Dean, il giornalista e attivista italiano investito da un camion a Toluca sabato scorso.
In particolare Proceso intervista la moglie di Matteo, Sol Rojo, che si sofferma su alcune circostanze della morte del corrispondente del Manifesto dal Messico: il fatto che il camion non abbia cercato in alcun modo di evitare l’impatto né segnalato in alcun modo il non poter frenare e che abbia trascinato il corpo di Matteo per 30 metri. Inoltre denuncia che non sarebbe stata compiuta alcuna indagine per verificare se effettivamente il camion ha avuto un guasto meccanico ai freni (il motivo addotto a giustificazione dell’incidente). Il camionista poi sarebbe stato immediatamente rilasciato e non sono state acquisite dagli inquirenti né sue dichiarazioni né le immagini delle telecamere del casello dove è avvenuto l’incidente.
Infine è ignoto se il Consolato italiano abbia fornito la dovuta assistenza legale alla vedova di Matteo per evitare che (al di là di dubbi sulla volontarietà) anche l’omicidio colposo di Matteo possa finire nel calderone dell’impunità tipica del Messico di questi anni, anche per lottare contro la quale aveva dedicato la vita.
Intanto una piccola folla ha dato l’ultimo saluto a Matteo a Città del Messico. Era tanta la gente che gli era amica o si era incontrata con lui in oltre dieci anni di vita, lavoro e militanza nel paese nordamericano. Racconta Fabrizio Lorusso che hanno intonato “Bella Ciao”, messicani e italiani insieme. Il suo corpo è stato cremato e rientrerà a Trieste dov’era nato 36 anni fa.