Una volta quando i guerriglieri cadevano in combattimento al massimo lasciavano dei diari, degli appunti, delle agendine. Adesso è tutto diverso. Nell’accampamento del Mono Jojoy, il dirigente delle FARC ucciso pochi giorni fa, sarebbero stati trovati la bellezza di 15 computer portatili, 94 chiavette USB e 14 dischi rigidi esterni.
Quando il primo marzo 2008 cadde Raúl Reyes, un altro dirigente delle FARC, nella strage di Subumbíos, in territorio ecuadoriano, in un’azione di terrorismo internazionale della quale si macchiò il governo di Álvaro Uribe sarebbero stati trovati e rubati dall’esercito colombiano otto computer. Questi contenevano 37.872 documenti di testo, 452 fogli di calcolo, 210.888 immagini, 10.537 power point e 7.989 indirizzi email per un totale di 610 gigabyte di informazioni.
Furono usate per mesi per tirare fuori informazioni non verificate e a orologeria su tutti i nemici di Álvaro Uribe al mondo. I presunti computer di Reyes servirono per diffamare una ventina di politici, militanti dei diritti umani, giornalisti, diplomatici impegnati nell’elaborare processi di pace per la Colombia e di volta in volta presentati come fiancheggiatori delle FARC, narcotrafficanti, corrotti.
In particolare però i computer rivelavano informazioni su due dei personaggi più odiati da Uribe: la senatrice liberale colombiana Piedad Córdoba, che da anni si dedica incessantemente alla ricerca di un accordo umanitario sempre rifiutato dal governo e Hugo Chávez, che secondo chi controllava i computer sarebbe addirittura stato fin dal 1992 un fantoccio nelle mani delle FARC.
Adesso la farsa ricomincia…