Nessuna sanzione, da parte della Chiesa cattolica argentina, per Christian von Wernich, il prete cattolico condannato all’ergastolo per tortura, assassinio, sequestro e sparizione di persona.
Dunque la tortura e l’omicidio, per la Chiesa cattolica argentina, non sono colpa sufficiente per prendere provvedimenti contro Von Wernich. Lo scarno comunicato, significativamente fatto emettere da uno dei meno in vista vescovi del paese, Martín de Elizalde (dal papabilissimo Cardinal Bergoglio inutile aspettarsi un cenno), si limita ad affermare che “siamo spiacenti che nel paese ci siano state tante divisioni e odio e che la Chiesa non abbia saputo prevenirle né sanarle”. Il comunicato prosegue con parole prudentissime, nelle quali ci si duole che un sacerdote si sia allontanato dalla missione assegnatagli e si chiede perdono nella speranza che dio li illumini. Ma dio non li illumina, e la Chiesa argentina persevera nell’impudica, oscena, sostanziale equidistanza tra vittima e carnefice, tra torturatore e torturato. In Argentina negli anni ’70 non ci fu un disegno di sterminio di 30.000 persone delle quali meno di 1.500 potevano essere considerati “violenti”, ma solo opposti estremismi. In Argentina ci furono due demoni equivalenti, come da trent’anni ripetono, senza fare alcun passo avanti verso la verità e la giustizia.
Su Chiesa cattolica e dittatura in Argentina, sono stati scritti molti libri e migliaia di articoli. La Chiesa cattolica argentina non è quella brasiliana, di gran lunga al mondo quella più schierata dalla parte degli ultimi, anche oggi, dopo che trent’anni di wojtylismo l’hanno bastonata duramente. Pur tuttavia, la parte migliore della Chiesa argentina è stata eroica a fianco dei diseredati, è stata ferma nel testimoniare la chiesa conciliare e quella del congresso eucaristico di Medellin del 1968, e che fu colpita duramente dalle dittature fondomonetariste in Argentina e nel continente. Oltre cento tra sacerdoti e suore (nella foto Carlos Mugica), sono stati assassinati dalla AAA prima, e dalla dittatura poi, mentre il nunzio apostolico, Monsiglior Pio Laghi, giocava a tennis in coppia con il dittatore, Jorge Rafael Videla.
Quei religiosi furono assassinati perché erano dalla parte degli ultimi mentre Pio Laghi e tutte le gerarchie argentine erano schierate dalla parte dei primi e contro gli ultimi. Le gerarchie cattoliche argentine non hanno mai difettato di ipocrisia nel difendere la loro connivenza con la dittatura e nell’essere profondamente anticonciliari. Come quando avviarono un processo di beatificazione, in quanto martiri della Chiesa, vittime del comunismo (sic!), per i cinque padri pallottini, militanti nella guerriglia peronista dei Montoneros, che furono massacrati dalla dittatura in quanto tali, in quanto peronisti e rivoluzionari, e convertiti post mortem nell’opposto di quel che erano. Chi scrive non ricorda più se l’ipocrisia è un peccato di quelli che vanno confessati, ma lo trova un comportamento particolarmente disdicevole.
Così è disdicevole la mancanza di sanzione della Chiesa argentina di fronte alla pena dell’ergastolo (non una multa) con la quale la giustizia, senz’altro perfettibile, degli uomini ha condannato l’assassino, torturatore, sequestratore, stupratore von Wernich. Almeno sette volte ha ucciso il sacerdote. Almeno 32 volte ha metodicamente torturato donne e uomini crocefissi. Almeno 42 volte ha sequestrato ed è stato il deus ex machina di quell’inferno e la Chiesa cattolica non può cancellare lo stridore scandaloso dell’ipocrisia nella quale si dibatte. Le mani di Christian von Wernich, che hanno torturato e assassinato sono le stesse mani che anche oggi gronderanno sangue quando le eleverà per alzare l’ostia dell’Eucaristia.
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