I media mainstream sanno bene come celare le notizie. Parlano di soglia d’attenzione che fatalmente scema… Ma a volte è come se ad un romanzo giallo strappassero le ultime pagine. Lorenzo d’Auria, l’agente del SISMI ferito a morte in Afghanistan, è ancora in coma irreversibile. La sua storia non interessa più i media, salvo che per il dettaglio del suo matrimonio in articulo mortis, del quale abbiamo riferito qui. Forse non interessa più a causa di suo padre, così sfacciato nell’attaccare responsabili politici e militari della guerra. Forse non interessa più perché non è utile far sapere com’è davvero stato ridotto in fin di vita Lorenzo.
E infatti è scivolata via l’indagine sulle cause della morte di Lorenzo, in carico al PM Franco Ionta. Ma così, giusto per sapere, non sarebbe ininfluente seguire il caso di una morte forse meno eccitante di quella di Garlasco, ma molto più importante politicamente e che può spiegarci qualcosa di importante sulla natura della guerra. Nell’attacco morirono otto sequestratori, un traduttore, vittima innocente, fu ferito mortalmente d’Auria, e in maniera leggera l’altro agente, l’unico superstite. Chi aveva sequestrato i due agenti del SISMI ebbe davvero il tempo e la lucidità per cercare di ucciderli? O fu fuoco amico? Non dovrebbe essere difficile accertare da quali proiettili sono stati colpiti d’Auria e il suo collega. In un’azione dove ci sono stati dieci morti ed un solo superstite, chi può escluderlo?
Secondo la NATO fu fuoco nemico, ma la versione non convince. La versione della NATO, infatti è per definizione aggiustata alle convenienze degli occupanti. Ricordate Nicola Calipari, o Pat Tillman, il campione di football americano, trasformato in eroe e medaglia al valore alla memoria, con tanto di motivazioni inventate, perché non era conveniente raccontare che era stato ammazzato dal “fuoco amico” ben prima che potesse coprirsi di alcuna gloria?
Assaltati durante un trasferimento da forze nemiche superiori, tanto che poi saranno tutti uccisi, è possibile che i sequestratori, in alternativa a difendersi o a fuggire, abbiano preferito tentare di uccidere i sequestrati? Non si può escludere, ma non è la cosa più probabile.
La prima sensazione è che da quando Mario d’Auria, il padre di Lorenzo, ha sparato a zero contro Bush e Prodi accusandoli della morte del figlio dai microfoni di Sky (il video non è disponibile in Youtube?) sia calata una cortina fumogena sul caso, che non è più utilizzabile a fini retorici né di propaganda bellica. La seconda sensazione è che la magistratura farà il proprio corso e -qualunque essa sia- stabilirà la verità. Si saprà la verità, ma difficilmente sarà tra i titoli del TG1. Andrà cercata tra le brevi. Una volta la magistratura era il “porto delle nebbie” che faceva scomparire ogni indagine. Oggi il “porto delle nebbie” è la stampa. E forse siamo perfino messi peggio.
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