Il rapporto di Amnistia Internazionale evidenzia come la situazione dei diritti umani a Cuba sia utilizzata a fini politici dai media e dal governo statunitense che invece fingono di ignorare tanto Guantanamo come la situazione cinese. Mentre a Ginevra sarà presentata una risoluzione contro Cuba, nessuna risoluzione sarà presentata contro la Cina, né, ovviamente, contro gli Stati Uniti.
di Gennaro Carotenuto
Amnistia Internazionale merita il massimo rispetto. L’Ambasciata statunitense all’Avana ne merita ben poco. Per una volta però i dati tra questi due enti coincidono quasi perfettamente. A Cuba ci sarebbero 75 prigionieri politici secondo l’Ambasciata e 71 prigionieri politici secondo Amnistia Internazionale.
Anche un solo prigioniero d’opinione è troppo, ma a questa cifra vanno sottratte alcune decine di unità. Sono le persone arrestate e condannate perché in processi alla luce del sole è stato dimostrato che queste sono state iscritte a libro paga dell’Ambasciata. L’Ambasciata stessa ammette pubblicamente di distribuire almeno 2 milioni di dollari statunitensi al mese ai “dissidenti”. E se ne vanta esercitando il potere di corruzione che i ricchi sanno di detenere nei confronti dei poveri. Questi ricevono stipendi medi di 2000 dollari in un paese dove un primario d’ospedale prende 30 dollari al mese. Chiunque in Italia o negli Stati Uniti ricevesse, da un paese che si considera nemico del proprio, dei fondi pari a 70 volte lo stipendio di un primario ospedaliero (in Italia in proporzione farebbero un sontuoso appannaggio di circa 300.000 Euro al mese!) sarebbe giudicato da un tribunale militare e condannato in Italia all’ergastolo e negli Stati Uniti alla pena di morte per alto tradimento.
E’ difficile sapere tra i 71 considerati prigionieri politici da Amnistia, quanti siano i dissidenti veri e propri e quanti siano i traditori. Solo per comodità supponiamo che siano la metà. Anche se Amnistia, giustamente, non può permettersi di fare questa divisione, è politicamente corretto farla e i traditori comunque non possono essere considerati prigionieri politici. E’ chiaro invece che proprio in questo modo viene oscurata il fatto che a Cuba esiste una dissidenza che però non è disposta a farsi corrompere dal governo degli Stati Uniti, che quindi a questo non interessa e che per questo paga un prezzo due volte più alto.
A Cuba restano quindi 30-40 persone la detenzione delle quali è intollerabile. Il rapporto di Amnistia Internazionale denuncia che almeno una persona sia stata malmenata in carcere e ne cita il nome. Questo è preoccupante e disgusta ed è giusto chiedere conto di questo ai responsabili cubani. Ma contemporaneamente non ci può non sorprendere il vero chiasso che si fa sulla situazione dei diritti umani a Cuba rispetto al resto del mondo. Una persona detenuta malmenata è una persona malmenata di troppo. Ma per quanti altri paesi Amnistia Internazionale trova spazio per citare nomi e cognomi delle persone malmenate? In quanti paesi le persone malmenate, torturate, assassinate sono così tante da essere impossibile citarle? Quante persone sono state malmenate nel 2004 nelle carceri italiane? Una, nessuna, centomila?
Continuando a leggere il rapporto di Amnistia, nella breve paginetta che lo compone, questo trova spazio per esprimere preoccupazione per il fatto che non a tutti questi detenuti sia ‘sempre’ garantito il cambio delle lenzuola. Anche questo dispiace, ma è possibile che nel mondo si organizzino fiaccolate per il cambio regolare delle lenzuola dei detenuti a Cuba?
E’ intollerabile la presenza di detenuti politici, fosse anche uno, nelle carceri cubane. Amnistia Internazionale fa correttamente il proprio lavoro denunciandolo. Ma a chiunque è intellettualmente onesto appare chiaro che, in un mondo dove la tortura, la detenzione per motivi politici, la sparizione di persone, sono pane quotidiano, il caso cubano sia di modestissima e marginale entità.
Ma, rispetto a questi dati numerici, di fronte all’entità di queste violazioni, i media di tutto il mondo, in maniera per nulla innocente, sovraespongono i dati cubani travisandoli e facendo apparire Cuba per un arcipelago Gulag che esiste solo nella mente degli uffici disinformazione del Dipartimento di Stato statunitense.
A 46 anni dalla caduta della sanguinaria dittatura filostatunitense di Fulgencio Batista, a Cuba non è mai stato violato l’Habeas Corpus di nessun detenuto. E’ l’unico paese del continente -forse insieme al Canadá- e tra i pochissimi al mondo, dove mai, mai è sparita una persona, libera o incarcerata, per motivi politici. E’ l’unico paese dove mai è stato assassinato un giornalista. E’ l’unico paese dove non è mai stato assassinato un sindacalista. Questo nel continente dove le dittature fondomonetariste hanno nel frattempo creato tra 500.000 e un milione di desaparecidos. Fino ad un milione di persone sono sparite nel nulla solo nel continente americano per motivi politici e praticamente tutte sono state fatte sparire da regimi filostatunitensi. A Cuba, Amnistia Internazionale non denuncia e non ha mai denunciato l’uso della tortura. Giova ricordare, perché le parole sono importanti, che i maltrattamenti pur condannabili, sono incomparabili alla tortura. Né alla sparizione di persone.
Giova inoltre ricordare che esiste un solo luogo a Cuba dove si tortura quotidianamente, dove l’Habeas Corpus dei detenuti non è rispettato, dove nessun trattato internazionale è rispettato. E questo luogo è la base militare illegale statunitense di Guantanamo. Qui sono contenute in condizioni inumane e degradanti 600 persone alle quali in oltre tre anni non è stato garantito alcun rispetto dei loro diritti.
In questi giorni a Ginevra, come tutti gli anni, viene fatta presentare una risoluzione di condanna contro Cuba per violazioni dei diritti umani. Viene fatta presentare da un paese amico degli Stati Uniti a rotazione. Quest’anno dovrebbe toccar ad uno dei paesi della nuova Europa di Donald Rumsfeld, probabilmente la Repubblica Ceca. Contemporaneamente gli Stati Uniti hanno già comunicato che non sono interessati alla presentazione di alcuna risoluzione analoga contro la Cina, un paese dove i prigionieri politici sono decine di migliaia, si tortura a mansalva e si calcolano tra le 2 e le 10.000 le condanne a morte eseguite ogni anno. Le violazioni cubane sono intollerabili, quelle cinesi ci lasciano indifferenti, afferma così il governo di George W Bush.
Basta ciò per confermare come gli Stati Uniti, il paese del Piano Condor e di Abu Grahib, non abbiano alcuna autorità morale per parlare di democrazia e di rispetto dei diritti umani. Conferma, una volta di più, che il controllo dei mezzi di comunicazione di massa da parte di 8-10 gruppi multinazionali, tutti interni alla logica neoliberale, e per i quali l’anomalia cubana è intollerabile, sia uno dei problemi più gravi del pianeta. In questi giorni tutti i giornali del mondo sono obbligati, è giusto visto che è notizia, a scrivere della situazione dei diritti umani a Cuba. Il titolo risulta essere sempre mille volte più roboante del testo..
Dalla FOX alla CNN, giù giù fino al TG2, riuscire a manipolare le informazioni fino a far passare che il caso di una persona malmenata a Cuba sia più grave di migliaia di condanne a morte eseguite in Cina, è francamente l’opera di grandi artisti della disinformatia.
su temi correlati vedi Dal Piano Condor ad Abu Grahib – Tutto conosciuto, tutto già visto di Gennaro Carotenuto