L’editoriale del direttore del TG2 Mauro Mazza è una rara mescola di ipocrisia e paraculaggine. Quell’iperbolico richiamo al grilletto, quindi alla violenza terrorista, è un esercizio retorico noto e stantio alla ricerca della criminalizzazione preventiva del dissenso. Ma finora nessun cittadino arrabbiato ha preso una spranga per darla in testa a un politico. Ma c’è, e non è più tollerabile, una casta di decine di migliaia di persone (500.000 secondo Gian Antonio Stella) che vive nel privilegio sotto gli occhi di tutti, tra stipendi faraonici (Fassino sente di aver fatto il suo per essersi appellato ai colleghi a rinunciare a 200 Euro) pensioni rubate, e… barbiere gratis.
Nel puerile tentativo di occultare l’inoccultabile, il cortigiano Mazza evoca il terrorismo, parlando con un linguaggio piano e poverissimo, dirigendosi ad uno spettatore a bassa scolarizzazione nel tentativo di carpirne la fiducia.
Chi scrive ha espresso seri dubbi sul merito e sui toni usati da Beppe Grillo. Ma il cordone sanitario che sta elevando la casta politica e i giullari al servizio di questa, dei quali Mazza è un’espressione particolarmente repellente, è francamente rivoltante. E l’effetto che ottiene Mazza col suo editoriale è opposto a quello desiderato.
Al di là delle preoccupazioni su Grillo, nessuna persona intellettualmente onesta può negare la necessità di un ricambio di classe dirigente e di una riduzione radicale dei privilegi. Dimezzate lo stipendio Fassino, altro che 200 Euro di sconto! Nel prossimo parlamento, augurandosi ancora che non sia convertito in un “bivacco di manipoli”, i volti nuovi dovranno essere molti, al di là delle alchimie grillesche sul numero dei mandati. E non dovranno essere i portaborse di quelli di ora. E quel ch’è chiaro come il sole, a qualunque italiano intellettualmente onesto, è che se qualcuno in questo paese vorrà convertire il parlamento in “un bivacco di manipoli” sarà colpa della casta e non dei cittadini incazzati.
Possono sopravvivere qualche mese o qualche anno, ma il rancore popolare (purtroppo senza direzione politica, ma tant’è) sta montando. E un “que se vayan todos” italiano, come quello argentino del 2001, si avvicina a grandi passi. E quel giorno, dei leccaculo come Mauro Mazza, nei palazzi non resterà traccia.
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