Con Marco Coscione, Mauro Pigozzi, Giovanni Morlino, Fabio Uli, Gigi Interesse con premessa mia
Gennaro Carotenuto: dei messaggi che seguono, tutti puntuali e utili, mi colpiscono due cose. La prima è quella che tutto vale pur di uscire dalla disperazione attuale. La seconda è che non essendoci un partito di “sinistra” che critica il sistema, allora questo vuol dire che la parola “sinistra” abbia perso di senso. Come se uno dovesse per forza di cosa aderire a qualcosa di esistente, e costruirlo apparisse un’impresa titanica.
Ripeto, per esempio, un’obiezione che ho espresso nel pezzo di stamane: se nessuno è colpevole prima della condanna definitiva, come si possono raccogliere firme considerando condanne parziali alla stregua di definitive?
Delle due l’una: o Grillo dice che bisogna cambiare la Costituzione e il diritto, prendendosene la responsabilità, oppure i 300.000 che hanno firmato il suo referendum di iniziativa popolare, hanno firmato un pezzo di carta straccia perché la Corte Costituzionale comunque le rigetterebbe. E non le rigetterebbe perché alleata della partitocrazia, ma perché è elementare capire che non si possono presentare iniziative referendarie incostituzionali. Perché Grillo l’ha scritta in questa forma? Perché non gl’importava di scriverla diversamente (ma allora fai una semplice petizione…) o proprio perché fosse rigettata?
Quando Marco Coscione afferma: “i politici come ce li abbiamo oggi non devono più avere potere” io leggo un “que se vayan todos” all’argentina, una sorta di ribellismo di centro, buono per tutte le stagioni. Ma a me hanno insegnato che la Politica è lo strumento degli umili, non dei privilegiati, per trasformare l’esistente. Senza politica c’è il sopruso, c’è la legge della giungla, il neoliberismo, il leghismo antitasse e basta. E il fatto che la sinistra politica sia supina al sistema economico dominante, certo non impedisce di continuare a ragionare con le nostre teste. Di sinistra, che piaccia o no.
Poi è chiaro che passi concreti vadano fatti, urgenti, indispensabili, pensando spazi concreti di cambiamento. Ma non passi qualsiasi. Credo di avere indicato due punti molto più concreti dell’apparente determinismo grilliano: 1) la politica non può essere un’opportunità di carriera ma deve tornare ad essere servizio. 2) La suddivisione di poteri tradizionali della democrazia rappresentativa non basta più. Siccome il neoliberismo economico ha occupato manu militari il palazzo e si è sostituito alla politica, è necessario un Potere Popolare di controllo che restituisca alla politica la primazia.
Ovviamente sono punti dialogici, che aprono e non chiudono un dibattito, come si fa cercando il facile applauso risolvendo tutto col “parlamento pulito”.
Provo anch’io profondo disprezzo per la classe politica attuale. Ma penso che oggi i politici facciano così schifo anche perché devono solo gestire e non migliorare l’esistente. A cosa servirebbe oggi un idealista in parlamento? A cosa servirebbe un visionario? A cosa servirebbe un altruista? A nulla, ma il problema non è la politica ma l’economia. A cosa servirebbe un esperto di risparmio energetico (è un esempio) se le lobby impongono esperti su come consumare di più? A cosa serve un pacifista se il nostro PIL cresce se vendiamo più armi?
Grillo trova pertanto nella politica un bersaglio troppo facile, ma il bersaglio vero, se davvero vogliamo migliorare le nostre vite è abbattere la dittatura dell’economia sulla politica. Ma Grillo, per parlare all’operaio e al padrone, all’impiegato e al popolo delle partite IVA, glissa allegramente su questo tema e parla alla stessa maniera a chi vuole pagare meno tasse e a chi non ha i soldi per pagarsi un’ecografia.
Se non affrontiamo il nodo del sistema economico, qual’è la realistica opportunità di modificare l’esistente? Chiudere il Parlamento? “Potevo fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli” disse Benito Mussolini dopo la marcia su Roma. Il fascismo, soprattutto quello urbano, raccolse anche il disprezzo delle classi medie per l’italietta d’anteguerra. E se Grillo domani facesse andare anche i treni in orario?
Il disprezzo per la politica, che purtroppo è anche mio, non può allo stesso tempo non obbligarmi a riflettere, a meno di non trasformarci tutti in arruffapopolo pronti a saltare su di un carro tra gli applausi.
Marco Coscione: Sul V-DAY lei Scrive: IL POLITICO PEDONE Ma il punto di gran lunga più importante, e che concerne la riformabilità e la stessa sostenibilità della democrazia liberale così come l’abbiamo conosciuta in età repubblicana, è il terzo, quello sulla non rieleggibilità dopo il secondo mandato, che chi scrive considera demagogico e pericoloso. Il potere politico ha bisogno di essere solido anche quando rappresenta in maniera legittima la partecipazione popolare. Le classi dirigenti, gli oligarchi, hanno il potere materialissimo dei soldi. Le gerarchie vaticane pesano sulle anime. I politici di passaggio, che peso avrebbero rispetto a tali poteri ben più tangibili dei loro?
Scusi ma anche lei allora non ha capito il punto… i politici come ce li abbiamo oggi non devono più avere potere… i politici secondo beppe ed molti di più dei 300.000 che hanno firmato, devono cominciare ad essere dei veri rappresentati delle idee dei cittadini, noi cittadini dobbiamo avere il potere e loro semplicemente portare avanti le nostre idee (mentre noi facciamo altri lavori) con i nostri soldi… cioè amministrare la nostra ricchezza culturale ed economica…
mi spiace che abbia stonato proprio su Beppe Grillo, da lei non me lo aspettavo…
Gigi Interesse: Sono Gigi e sono un’iscritto alla Tua newsletter!
La ricevo con piacere perchè leggo in maniera molto attenta i tuoi pensieri sui fatti del nostro tempo!…Purtoppo DEVO dissentire …perchè non c’è più tempo…Quello che è riuscito ad organizzare BEPPE GRILLO,non è la presentazione in piazza di TERRORISTI, NEANCHE L’ANTIPOLITICA!!E’ solo IL RIPORTARE LA POLITICA AI SUOI DIRITTI MA”SOPRATTUTTO”AI SUOI DOVERI!!!!ESSERE AL SERVIZIO,SERVIZIO,SERVIZIO(!!!??)DELLO STATO,CIOE’ NOSTRO,NOSTRO,NOSTRO,NON LORO!!!!!Non mi è piaciuto molto come hai commentato il VAFFANCULO-DAY,sei per un’informazione libera e corretta,SONO D’ACCORDO,forse ho perso qualcosa ma hai postato sul”gelato” che non e’presente nel “LORO”(PAGATO DA NOI)menù,allora perchè non ne hai parlato anche TU fino all’8 Settembre….nascondi qualcosa o non hai”le palle”per farlo???
Sono convinto ,visto che Beppe ci mette la faccia ed anche le”PALLE”,che prima o poi sarà tacciato per terrorista,l’ignoranza dei nostri politici GIA’L’HANNO FATTO…su BIAGI,NON SULLA LEGGE CHE LUI HA PROPOSTO,SULLA PERSONA..ALLA QUALE IO PORTO MOLTO RISPETTO,(e farà una brutta fine(VEDI FALCONE E BORSELLINO)perchè NOI ITALIANI,(CON LA NOSTRA BELLISSIMA E PER ALCUNI VERSI CRITICABILE STORIA),SIAMO FATTI COSI’…
Mauro Pigozzi: Non sono completamente d’accordo con la tua analisi sull’evento targato Grillo (da cui, comunque, vedo che non prendi poi molto le distanze). A mio parere, a parte qualche forzatura naturale data la natura della manifestazione, credo che sia stato un grande momento di partecipazione che non si vedeva da anni, ne è la dimostrazione l’incazzatura generale che ne è derivata da parte della politica, che, come ricordi anche tu, si è affrettata a sventolare lo spettro di Marco Biagi, offendendolo ancor di più di quello che (non) ha fatto Grillo! E’ stato un momento di quella democrazia “dal basso” di cui tanto abbiamo parlato anche nel tuo blog, se riuscirà non lo posso dire, l’Italia è un paese talmente volubile su certe questioni per cui nulla è certo, ma vedere anche alcuni esponenti della cosiddetta “Sinistra Radicale” che tanto inneggiano ai vari Morales e Chávez, incazzarsi per una così straordinaria voglia di partecipazione popolare alla politica, beh, mi fa proprio essere qualunquista e demagogico mandandoli affanculo volentieri!
Giovanni Morlino: leggo con un po’ di amarezza il post dedicato all’evento del V-Day, che critica l’evento, ma, a mio parere, senza cogliere appieno la natura dello stesso.
Se da un lato il successo dell’iniziativa è certamente legato alla crescente insofferenza di molti cittadini verso una classe dirigente inetta e incapace anche solo di capire i problemi reali del paese e del mondo globalizzato, dall’altro lato bisogna sottolineare come la velata accusa di populismo che leggo oggi su molti giornali e tra le righe anche in questo post, sia del tutto fuori luogo.
I parallelismi che si fanno con la stagione di Mani Pulite sono fuorvianti. All’epoca furono i mass media a guidare un’ondata di antipolitica facendo leva per lo più sull’emotività dei cittadini.
Per di più l’idea del V-Day che i media classici hanno voluto far passare è completamente sbagliata, non so se per ignoranza o malafede. Hanno incentrando la discussione esclusivamente sulla pericolosità di questo evento per la democrazia, sottolineando fatti che non sono mai accaduti (e mi riferisco ai supposti insulti alla memoria di Biagi)! Nulla è stato detto delle battaglie che vengono portate avanti.
Il V-Day è un solo la punta di un movimento sotterraneo fatto di migliaia di persone in tutt’Italia che da anni porta avanti delle battaglie locali ma di carattere globale, incentrate per lo più proprio sui temi che vedo molte volte affrontati anche in questo blog. Temi che vanno dall’ecologia, all’economia, allo sviluppo di energie rinnovabili, alla riduzione degli sprechi energetici, all’introduzione di monete locali per contrastare la logica delle banche, alle problematiche della precarietà. Il carattere emotivo dell’iniziativa c’è, è innegabile, ma non è il fattore costituente di questo movimento.
Questo è un movimento fatto di gente consapevole, che da anni si interroga su possibili soluzioni al modello neoliberale. Il fatto che poi un tale movimento non abbia trovato il modo di crescere all’interno della struttura politica classica, come molti si auspicherebbero, è ovviamente conseguenza della profonda incomprensione tra mondo della politica e cittadini. Immagino (ma la mia è solo un’ipotesi) che negli anni ’60 o ’70 questa gente sarebbe confluita nelle formazioni politiche che facevano dell’appoggio popolare la loro colonna vertebrale. Oggi non è più così e Lei questo lo sa bene. Ed e la natura apartitica di questo movimento che fa paura, perchè non lo si riesce a collocare.
Leggo dal suo post come Lei concepisce solo due risposte al modello neoliberale, quella di destra e quella di sinistra, ma quest visione dicotomica della realtà non è più sufficiente a dare risposte, forse lo può essere nella realtà sudamericna, dove la parola Izquierda ha ben altro significato, ma non in Italia.
Fabio Uli: Sono d’accordo con te su molti punti e sull’analisi della subalternità della politica all’economia neoliberista ma mi viene un forte dubbio.
Quando dici : “Perché le cose come stanno si possono cambiare in due modi diversi: da destra o da sinistra.” a quale sinista ti riferisci??
In Italia la sx non esiste, nessun partito offre un modello alternativo al neoliberismo sul nostro suolo, qualcuno cerca di diminuire gli effetti disastrosi di questo sistema ma nessuno osa proporre un’alternativa!!
Oggi è così, e non è possibile cambiare il sistema finchè i nostri politici (tutti purtoppo) continueranno ad essere lì attaccati alle poltrone e ai loro privilegi..
Sicuramente Grillo non affronta il problema principale ma è anche vero che, anche se la politica oggi fosse indipendente dai poteri economici, questi politici non riuscirebbero nè vorrebbero cambiare nulla.
Le proposte di Grillo, con tutti i limiti, hanno a mio parere il valore di provare a cambiare qualcosa … iniziando dall’anello debole (ma decisamente marcio) del sistema ovvero la politica. Se riusciranno a passare e ad aumentare il potere di decisione dei cittadini dovrebbero riuscire a far aumentare il peso della politica sull’economia e non il contrario.
Certo ci si può anche sbagliare… ma credo sia positivo provarci!
Gennaro Carotenuto: Ci si può anche sbagliare, ma quando si muovono 300.000 persone bisogna stare attenti.
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