Susanne, cittadina tedesca, scrive dalla periferia di Milano.
L’8 agosto 2002 passo davanti ad uno degli evidenziatori pubblici che il nostro Comune ha messo a disposizione di partiti, associazioni ecc., ma anche di privati per pubblicarvi le loro comunicazioni ed i loro annunci.
Per essere amesse, dette comunicazioni devono però, recare il timbro del Comune per autorizzazione, in quanto il contenuto deve adempiere a determinati criteri (e credo che ci sia anche qualcosa da pagare, ma questo aspetto qui non interessa). Sull’evidenziatore trovo attaccato un foglio – senza timbro d’autorizzazione da parte del Comune – che informa gli italiani che qui, in Italia, ci sarebbero 350 mila musulmani arabi, pronti a violentare le moglie e le figlie degli italiani cristiani e che era ora che gli italiani li butassero fuori. Il comunicato chiude con la “confessione” di un presunto padre di una ragazza dodicenne che dice di se di non dormire più la notta, pensando a cosa possa capitare a sua figlia finché i potenziali violentatori non fossero espulsi dall’Italia.
Leggendo questo, mi sono vista davanti ad un reato grave di istigazione alla violenza ed all’odio razziale ed ho pensato bene di staccarlo e portarlo subito alla sede della polizia – non distante – per sporgere denuncia. Nel momento che sto per mettere mano a quel foglio, arrivano due ergumeni e mi chiedono in tono minaccioso cosa stessi pensando di fare. Spiegai a loro che il comunicato affisso sull’evidenziatore era illegale sotto numerosi aspetti e che lo stavo portando alla polizia per sporgere denuncia.
A questo punto, gridando “tu non sei italiana, fuori da qui, puttana degli arabi”, uno di loro mi prende per le braccia che mi lega dietro la schiena e l’altro leva la mano, poi fa un pugno ed avanza verso di me. Faccio presente che io, oltre ad avere una certa età, sono piuttosto magra e, come aspetto esterno, rassomiglio piuttosto ad una tranquilla insegnante acqua-e-sapone in pensione che non ad una maitresse d’etablissement, quindi, sotto quest’aspetto, non vi poteva essere alcun equivoco. Beh, se non fosse stata per la brava gente circostante – il titolare di un negozio in piazza ed il titolare della vicina edicola che avevano visto la scena e che sono accorsi per fermare i due, non so come ‘sta storia sarebbe finita.
I due ergumeni erano due leghisti che avevo incrociatai già in precedenza, in occasione dei tavoli che la Lega aveva organizzati per raccogliere firme per l’espulsione degli “stranieri”. Già allora mi avevano minacciata con i pugni, quando, al loro invito di firmare per l’espulsione degli stranieri dall’Italia, avevo risposto, cortesemente, che non intendevo segare il ramo sul quale ero seduta anch’io. Sentendo la mia pronuncia, avevano capito che ero straniera, di un paese europeo, ovviamente. Perciò mi avevano risposto: “non intendiamo lei, lei può stare qui” (che generosità da parte dei signori d’Italia ! pensai), “noi intendiamo gli arabi”. Ricevuta questa delucidazione, avevo raccomandato a loro di approfittare della loro presenza nel governo per fare promulgare una buona legge che disciplini l’asilo politico offrendo una tutela effettiva agli esiliati politici, dopodiché si poteva nuovamente parlare dell’argomento degli illegali che loro stava a cuore. Già in quell’ occasione – accaduta in aprile 2002 – uno di loro (che poi ho riconosciuto come uno dei due aggressori dell’8 agosto) mi si era parato davanti con il pugno levato, gridando “sporca comunista”, ma fu fermato dai suoi compagni che giustamente, temevano la testimonianza della folla che ci stava intorno, al mercatino di sabato.
Come è finita la storia dell’aggressione davanti all’evidenziatore comunale? beh, due giorni dopo, trovai la mia macchina, parcheggiata in strada davanti al condominio in cui abito, aperta e dentro qualcuno – o più di uno – aveva defecato sui sedili posteriori. Non era certo un cane randaggio.
Dove avrei potuto trovare, il 10 agosto, un’impresa di autolavaggi aperta e disponibile a lavarmi a fondo la mia macchina ? chiesi consigli tra gli amici ed il 12 agosto, vidi arrivare una piccola squadra di tre ragazzi arabi, armati di secchi, attrezzi e tutto il resto, ed in un ora di duro lavoro mi rimisero apposto la macchina.
Morale: il consiglio di denunciare i razzisti è ottimo, ma non possiamo fare gli eroi, dobbiamo organizzarci; solo se siamo un gruppo di più persone, che si tengano d’occhio l’uno l’altro, possiamo sperare di affrontare quei teppisti dell’anima nera.
Susanne