Il terzo giorno dal ritorno di Mel Zelaya in Honduras è stato pesante come i primi due dal punto di vista della Resistenza popolare che sta pagando senza arretrare prezzi altissimi.
Di fronte alle grandi manifestazioni popolari per il ritorno del presidente e all’isolamento internazionale, la dittatura ha risposto con l’unica arma che conosce, la repressione.
Coprifuoco quasi continuo, almeno tre morti confermati da martedì, ma c’è chi ne calcola una decina, centinaia di arresti , feriti e denunce di sparizioni, soprattutto nella periferia della capitale Tegucigalpa dove l’esercito entra con difficoltà tenuto in scacco dalla Resistenza.
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