Stavo cercando notizie su Rockmelt, il post-browser annunciato dall’inventore di Mosaic e Netscape, che promette entro fine anno di rappresentare una novità importante. Stavo cercando notizie e non ho potuto fare a meno di notare che il pezzo di Repubblica a firma di tal Giovanni Gagliardi, è una copia conforme ma più povera del pezzo del New York Times pubblicato il 13.
Sembra abbastanza evidente che Gagliardi si sia limitato a riportare quanto scritto dal quotidiano statunitense senza citare, verificare, indicare la fonte, insomma senza nulla di quanto obbligatorio fare per un buon giornalismo.
Se lavorare in un grande giornale vuol dire sempre più spesso andare a vedere cosa c’è di nuovo in giro e riprenderlo di corsa con la matita copiativa allora il grande giornale in questione proprio non ci serve. Abbiamo più volte evidenziato come Repubblica spesso copi di sana pianta la copertura latinoamericana del quotidiano spagnolo El País. Questo a sua volta la riprende (concorda, aggiusta) da fondazioni di destra o estrema destra statunitense o di uffici stampa di multinazionali, e i lettori di Repubblica si sorbiscono quest’olio esausto e torbido di notizie in genere false e tendenziose. In quanti altri campi La Repubblica (e non solo La Repubblica ovviamente) si limita a copincollare?
Il caso in questione tutto sommato appare veniale e fa parte della supinità del prestar spazio al marketing altrui preannunciando un prodotto che adesso tutti aspetteremo trepidanti. Ecco un passaggio da penna rossa:
"Abbiamo messo su una squadra veramente buona", ha detto Andreessen in una intervista quest’estate, aggiungendo subito dopo, però, che è troppo presto per fornire altri dettagli. Ma di recente, il papà di Netscape ha lanciato una dura critica: "Non c’è stata alcuna innovazione nei browser web durante gli ultimi cinque anni", ha detto, sottolineando come le funzioni principali per la navigazione, siano in pratica invariata dall’epoca del suo celebre motore.
Il passaggio è tra quelli copiati di sana pianta e a chi abbia concesso l’intervista Andreessen (sarebbe il minimo, poi un grande quotidiano poteva anche chiederla in proprio l’intervista ma tant’è), Gagliardi non lo sa perché non lo dice (sbagliando) neanche il New York Times. Vero Gagliardi che non sai a chi ha concesso l’intervista Andreessen?
Il piccolo caso in questione conferma una volta di più che le critiche che il giornalismo tradizionale muove a quello partecipativo (non muoversi, non verificare, non approfondire, essere mossi da un’agenda altrui…) sono in realtà sempre di più la cifra del giornalismo mainstream del XXI secolo. Altro che “Dilettanti 2.0”, il libello che ha fatto spellare le mani a Geminello Alvi de Il Giornale. Sono i “Giornalisti 2.0” quelli che stanno incatenati al desk e scrivono di tutto senza sapere e verificare nulla, anche nei grandi giornali. E che vi piaccia o no stiamo peggio tutti quanti.