La reazione dei movimenti sociali che appoggia il presidente Manuel “Mel” Zelaya ha fatto retrocedere i militari e la parola torna alla politica anche se il fuoco continua a covare sotto la cenere in Honduras.
Il passaggio decisivo che ha fatto almeno finora evolvere in positivo la crisi è stato quando i movimenti sociali del paese hanno occupato la sede della Forza Aerea, hanno preso sotto il loro controllo le schede elettorali (nella foto) che l’esercito rifiutava di distribuire per far saltare il referendum di domani domenica che deciderà se eleggere o meno il prossimo novembre un’Assemblea Costituente. Quindi, con l’aiuto della Polizia, hanno iniziato la distribuzione delle schede nei seggi che continua ad avvenire in queste ore regolarmente.
Intanto oltre all’ONU anche l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA, OEA in spagnolo) ha espresso il proprio fermo appoggio al governo legittimo honduregno del presidente Zelaya. A questo punto, nella nuova America latina, ai militari che avevano tentato il golpe non resta che tornare nelle caserme. L’opposizione politica intanto in queste ore, lungi dall’accettare l’ipotesi della Costituente, sta cercando la via cavillosa dell’interdizione per motivi di salute: vorrebbero infatti dichiarare Zelaya decaduto perché pazzo.
E forse Zelaya un po’ pazzo lo è davvero. In un paese dove non è mai cambiato nulla bisogna essere un po’ pazzi per farsi motori di una rivoluzione che per la prima volta porti otto milioni di honduregni ad essere finalmente cittadini.