pubblicato in Il Manifesto, 13 aprile 2006
La classe politica di sinistra, ma appieno anche l’opinione pubblica di sinistra, deve fare una profonda autocritica su vent’anni di pregiudizi e snobismo verso i cittadini italiani residenti all’estero e deve dare loro delle scuse frutto di tale autocritica.
Oggi, non solo il voto degli italiani all’estero risulta decisivo, ma ribalta perfino il risultato del senato. Per come il centrosinistra ha trattato gli italiani all’estero in questi anni ed ha continuato a trattarli durante tutta questa campagna elettorale, siamo di fronte ad un vero miracolo.
Ancora durante tutta la campagna elettorale -ma la storia dura da decenni- l’opinione pubblica di sinistra ha continuato ad offendere senza conoscere i cittadini italiani all’estero. Troppi a sinistra hanno discriminato tra italiano ed italiano sulla base del luogo di residenza. Chiunque ha sentito ripetere fino alla nausea pregiudizi ai limiti della xenofobia: gli italiani all’estero non conoscerebbero e non sarebbero interessati all’Italia, sarebbero tutti fascisti e tutti succubi dell’attivismo del repubblichino Mirco Tremaglia. Un centrosinistra indolente ha dato ai cittadini italiani all’estero l’impressione di essere benvoluti a destra e mal sopportati a sinistra. Si è impegnato poco o nulla nella campagna e perfino nella scelta dei candidati si è dimostrato insensibile alla vita politica locale scegliendo a volte candidati che si oppongono ai governi di sinistra del posto.
Oggi il centrosinistra scopre stupito che la lista Tremaglia prende nel mondo meno voti di Alleanza Nazionale in Italia e che l’Unione fa il pieno di consensi dappertutto, doppiando nella circoscrizione Europea i voti delle destre. A interessarsi degli italiani all’estero, si scoprirebbero altre anomalie. Decine, forse centinaia di migliaia di italiani in Europa posseggono parabole e decoder Sky con i quali non solo guardano le partite della squadra del cuore, ma vedono il TG1, TG2 e perfino il TG3. Tutti gli altri, dagli Appennini alle Ande, vedono quotidianamente Rai International, che oltre alla Giostra del Gol, trasmette programmi d’informazione, almeno quello che il convento passa: Porta a Porta. Tutte queste persone, sono state in campagna elettorale costantemente offese da decine di opinionisti spesso molto autorevoli come Sergio Romano o Francesco Cossiga. In realtà chi non era interessato a votare non ha votato e basta. Ma quel 42% che ha votato, non lo ha fatto con meno cognizione di causa degli italiani d’Italia.
In Germania e Svizzera si sono superati i 150.000 votanti, in Argentina i 200.000 (più del doppio della Val D’Aosta, gli stessi elettori del Molise e pari ad una media città italiana). Siamo di fronte alla necessità di considerare quei collegi elettorali come qualunque altro collegio. Oggi quei seggi ci sono venuti in regalo dagli italiani all’estero. La sinistra non li meritava e adesso le sono decisivi per governare. Gli emigrati si hanno salvati, come ci hanno salvati tante volte, con le rimesse che hanno alimentato il boom economico, e prima salvato dall’inedia durante la guerra senza chiedere e ricevere nulla in cambio. Adesso ci hanno salvati da Berlusconi.
Questo paese però guarda con fastidio a ?quando eravamo povera gente?. Nella contagiosa fobia xenofoba preferisce non guardare alla propria storia per non dover guardare a quella degli immigrati. È tempo di riscoprire gli italiani d’Australia o di Germania. Sono quegli italiani che ci aiuteranno ad integrare gli italiani che vengono dal Senegal o dal Perù. È infatti questa la sfida non più eludibile: il ripristino del suffragio universale in Italia con la conquista del diritto pieno di cittadinanza e di voto da parte di due milioni e mezzo d’immigrati. La sinistra pavida tende a spostare lontano nel tempo questo momento e ad evitare lo scontro con le destre. Non nega la necessità di giungervi ma ne ha elettoralmente terrore fino a rinunciare ai benefici che potrebbero derivargliene. E invece non è più tempo di sanatorie ma di cittadinanza! Questa legislatura non può essere sprecata.