Starebbe crollando il mito di Yoani Sánchez? È vero che la paladina dei diritti umani a Cuba, la donna fragile in grado di sfidare i vopos del gulag tropicale castrista con la sola forza della sua scrittura, non si degna di tornare in Italia per un cachet di appena 5.000€? Perfino il suo fedelissimo traduttore Gordiano Lupi, uomo di principi, la molla deluso e si «dissocia completamente»?
Se così fosse avrebbero ragione quanti hanno sempre descritto Yoani Sánchez come una perfetta macchina da soldi costruita a tavolino: due stipendi sicuri per almeno 10.000$ al mese pagati rispettivamente dalla confindustria della stampa di destra latinoamericana, la SIP e da El País di Madrid, più infiniti cachet e diritti editoriali e d’immagine da incassare in nome della libertà d’espressione. Buon per lei, lo sostengo da tempo, ma i nodi sulla credibilità del personaggio stanno venendo al pettine.
Due i fatti, che chi scrive -nonostante numerose conferme già ottenute- si riserva ancora di verificare. Il primo è una email che gira in Rete inviata da Yoani Sánchez alla sua agente letteraria italiana Erica Berla. Le comunica di rinunciare a venire in Italia il prossimo giovedì 11 luglio (dalla Spagna dove si trova) perché: «non ha senso venire in Italia per due conferenze nelle quali mi pagheranno appena 5.000€». Beata lei. Inoltre a Yoani, legatissima a José María Aznar e Mario Várgas Llosa, è stato sconsigliato di mescolare la sua immagine a quella di Silvio Berlusconi. Avrebbe preferito andare a cena con Kim Jong-un. Solo in Italia continuiamo a trattare Berlusconi come uno statista e non come un pariah.
L’email di Yoani, nonostante ogni dettaglio lo renda verosimile, potrebbe essere un falso e comunque trattasi di conversazione privata carpita in tempi di Datagate. Detto questo, anche se non fosse un falso, non ci sarà mai un’ammissione di paternità da parte dell’autrice. Quello che allora rende un caso politico l’email e la plausibile rinuncia a tornare in Italia (si veda sotto) è un articolo da oggi pubblicato su Agoravox. Si tratta di una dura presa di distanze da parte dello scrittore toscano Gordiano Lupi, acerrimo critico della Rivoluzione cubana, per molti anni traduttore e uomo di Yoani Sánchez in Italia.
Lupi è un personaggio peculiare tra quelli che si occupano di Cuba in Italia: ha fatto del suo anticastrismo una ragione di vita. Per anni si è prestato (credo gratuitamente) a tradurre ogni produzione di Yoani, ogni post sul blog, ogni tweet, ogni sospiro e ad agirne da portavoce in Italia mentre questa accumulava prebende. Ancora pochi mesi fa Gordiano era in trepidante attesa della nostra che ha accompagnato in ogni passo italiano, comprese le contestazioni perugine, e che ha puntualmente raccontato in vari scritti. Poi d’improvviso Lupi s’è avvolto in un mutismo dal quale è uscito solo ora per sparare a zero contro la Sánchez che unisce ora a quella «certa dissidenza mossa soltanto da sete di successo, denaro e affermazione personale». La romanticheria è un vecchio difetto di quelli che amano Cuba (da una parte e dall’altra della barricata) e priva i cubani della libertà dell’essere loro stessi ed evolvere: devono continuare a rispondere ad un cliché, rivoluzionario o contro, del “poveri ma belli”.
L’articolo di Lupi è però una bomba perché riscrive l’agenda del mondo [onestamente, legittimamente] critico della rivoluzione cubana rispetto a quelli che fanno della diffamazione della stessa un mestiere ben retribuito. Lupi, chi lo ha letto per anni non può non stupirsene, ammette (pur restando critico) i grandi cambiamenti e miglioramenti di Cuba. Non solo: ammette che ormai da Cuba tutti vanno e vengono, escono potendosi permettere di dire peste e corna del loro governo e al ritorno [vivaddio] non viene torto loro un capello. In conclusione Gordiano Lupi, che evidentemente non ha più la possibilità di comunicare con una persona con la quale è stato in contatto quotidiano per anni, sostiene che l’unico modo per Yoani di salvare la propria credibilità sia confermare il secondo viaggio in Italia in pochi mesi e smontare pezzo per pezzo le accuse che le vengono rivolte.
Ho provato a verificare. L’incontro di giovedì sera, organizzato dalla Mediolanum Corporate University all’auditorium della Conciliazione a Roma, è pubblicizzato da vari siti ma non su quello della MCU né su quello dell’auditorium. Ho fatto varie telefonate di verifica, sia alla MCU che all’auditorium e una sola delle persone con le quali ho parlato mi ha risposto: «sapevo che era previsto ma ora non lo vedo più. Probabilmente comparirà domani». Vedremo. Forse Yoani prende cachet più interessanti in Spagna, ma se davvero ha cancellato un incontro così prestigioso e ben pagato è stata mal consigliata o forse davvero, come ancora spera il traduttore tradito Gordiano Lupi, saprà spiegarsi. Magari lo farà, bisogna vedere in quanti [tra quelli che non sono pagati nel mainstream per darle credito] le crederanno ancora.
PS: ovviamente dai dolori di Gordiano e dai dubbi di chi scrive Yoani Sánchez non ha nulla da temere. Né Repubblica né la Stampa domani ne scriveranno e avranno ancora un’eroina anticastrista prêt-à-porter. A patto di non farsi troppe domande.
Aggiornamento delle 5.55 del 9/7/13: nella serata di ieri il sito della MCU, come annunciatomi dall’impiegata, è stato aggiornato con l’avviso dell’iniziativa con Yoani Sánchez che, a questo punto, si terrà regolarmente. Non serve speculare se la mail è allora falsa oppure se Yoani è tornata sui suoi passi. Come ho scritto da ieri il peso attribuibile alla stessa (hackerata e dunque possibilmente falsificata) è molto relativo. La notizia resta la dissociazione di Gordiano Lupi, uomo così vicino a Yoani da non può esservi stato indotto da quel solo fatto.