È morto vicino alla Valletta a 96 anni Dom Mintoff, “il perit”, uno degli ultimi grandi protagonisti della guerra fredda. Vinse e perse cento battaglie il dirigente laburista che riuscì per anni a capitalizzare lo scontro tra Est e Ovest, rendendone a lungo l’isola ago della bilancia. Contrario all’indipendenza da Londra (1964) come tutto il partito laburista, una volta ottenuta questa dai rivali conservatori del Partito Nazzjonalista (in passato filo-italiano), si fece artefice della trasformazione in Repubblica di Malta (1974). Quindi trattò, e fu il momento di massimo rilievo, l’abbandono della Royal Navy dall’isola dopo quasi 200 anni, nel 1979. Fu la battaglia che lo rese a lungo un protagonista di primo piano della politica internazionale.
Tale abbandono avvenne orchestrando una politica estera che mille grattacapi diede alla Gran Bretagna, agli USA come all’Italia di Aldo Moro, giocando sul tavolo di buone relazioni con l’Unione Sovietica, con la Cina e con la Libia di Gheddafi in una terza posizione che tendeva sempre a portare l’arcipelago maltese al centro della politica internazionale. All’Unione Sovietica offriva una base, allora fondamentale nel Mediterraneo. Ma il non allineamento maltese fu sempre giocato da Mintoff per meglio posizionare l’isola rispetto agli antichi colonizzatori.
Fu capo del partito per 35 anni. Aveva la sua base incrollabile nei cantieri navali delle “tre città”, dov’era nato. Fu primo ministro per 18 anni, sia prima che dopo l’indipendenza. Vinse la battaglia per la Repubblica, quella per la chiusura delle basi militari e quella per la laicità dello Stato, di fatto scomunicato in una comunità cattolicissima come quella di Malta. Inoltre, passo a passo, vinse quella di lungo periodo della costruzione di uno stato sociale nel paese.
Uscì lentamente di scena dalla metà degli anni ‘80, restando padre nobile anche dei mille intrighi del partito laburista. Il suo declino coincise con la fine della guerra fredda e con la crisi di lungo periodo di una Malta ormai marginale. Ancora nel 2003 fece sentire la sua voce contro l’entrata nell’Unione Europea dell’isola. Continuava a pensare che la piccola Malta, per contare, dovesse stare sempre con un piede dentro e un piede fuori.