Quel “purificare l’aria” del cardinale Angelo Bagnasco è un’espressione forte, attesa da tempo da chi guarda con attenzione alle cose della Chiesa cattolica riconducibili all’antica Questione romana, i rapporti con lo Stato nazionale italiano. Quella richiesta di “purificare l’aria [da Berlusconi]” è straordinariamente tardiva quanto l’invocare da parte del presidente della CEI la necessità di “azioni nobili” sia attuale e urgente nella vita politica del paese. La Chiesa cattolica, la Conferenza episcopale in particolare, ha agito con straordinario cinismo dalla fine della Democrazia Cristiana in avanti. Si è ricavata un ruolo di kingmaker in grado di sfruttare le debolezze del quadro politico italiano per raggiungere sempre il massimo obbiettivo, imponendo sullo Stato laico la propria visione di mondo nei temi etici e lucrando ogni possibile vantaggio nelle relazioni economiche tra le due entità. È così che è rimasto stritolato il “cattolico adulto” Romano Prodi che pensava di poter trovare una mediazione conciliare tra Stato laico e Chiesa in un’epoca dove quest’ultima ha capito di non aver più bisogno di mediare. C’è da credere che nessuno tra i più influenti porporati italiani abbia mai amato davvero Silvio Berlusconi ma sono riusciti a sfruttare la necessità di questo di coprirsi le spalle oltretevere e gli hanno permesso di atteggiarsi a leader cattolico per oltre tre lustri. Dagli incostituzionali finanziamenti alle scuole cattoliche alla sleale esenzione dall’ICI per attività economiche, dall’inizio della vita, impedendo finanche la ricerca scientifica sugli embrioni o sottoponendo gli aspiranti genitori a umiliazioni e costi innecessari, fino alla morte, ingabbiandoci in corpi ormai morti privandoci del libero arbitrio, la dottrina cattolica si è imposta come una sorta di Shari’a cristiana bramosa di imporre la propria visione di mondo in ogni singolo aspetto della vita anche di chi cattolico non è. In questi anni Berlusconi ha usato la chiesa e la chiesa ha usato Berlusconi facendolo entrare nel tempio nonostante la dissolutezza di questo fosse nota da sempre. Adesso il mercante può ancora provare a far finta che non sia accaduto nulla e i suoi sodali sostenere che Bagnasco parlasse in generale. Ma è un gioco sempre più sterile in un grottesco viale del tramonto che aspetta una spallata finale che in molti si attendevano proprio dalla CEI e che, ora che è arrivata, non appare sufficiente a disarcionare il priapo lombardo. Che non sia sufficiente –va detto chiaro -è un bene. Solo la sinistra imbelle, la sinistra omologata e spesso vogliosa di continuare il berlusconismo senza Berlusconi, può desiderare che a far cadere Berlusconi e la sua corte dei miracoli sia la CEI, Angela Merkel, Barroso, l’Economist o quant’altro. In tutti questi casi –è chiaro- Berlusconi cadrebbe da destra rendendo marginali nella futura agenda politica (ed è quel piace alla sinistra imbelle) temi scomodi dai beni comuni alla corruzione alla precarietà, dalla difesa dello Stato sociale a quella della scuola pubblica (e laica). In queste condizioni lugubri e mentre la finanza (verso la quale la Chiesa cattolica è spesso lucidamente critica così come è una corazzata nel difendere i migranti) spolpa pezzo per pezzo stipendi, pensioni e risparmi delle famiglie, resta il senso da dare a quelle “azioni nobili” invocate da Bagnasco. La Chiesa cattolica è straordinariamente capace di leggere la crisi di sistema non solo italiana che abbiamo di fronte e le difficoltà quotidiane che ci attendono, ma non sembra disposta a rinunciare ad alcuno dei privilegi accaparrati in questi anni di concubinaggio simoniaco con Berlusconi. Se nell’azione nobile Bagnasco invoca da Berlusconi un passo indietro, o cerca anche lui un Bruto disposto a liberarci dal Cesare, le sue parole sono poca cosa. Oltre ad un’indubbia chiarezza di visione, a quali “azioni nobili” è disposta la Chiesa cattolica nazionale oggi e domani? A quali privilegi vuole rinunciare? È disposta –magari temporalmente- a ridurre l’8 per mille al 7? O anche in futuro userà due decenni di privilegi per restare al centro di un gioco sudicio nel quale non può dirsi né estranea né innocente?