Gianni Riotta, il disinformatore di professione più piacione che c’è, è stato cacciato dalla direzione del Sole24Ore.
Erano troppo perfino per il quotidiano di Confindustria quelle 50.000 copie al giorno perdute durante la sua direzione, quei 40 milioni di perdite e quell’incredibile 70% di redattori che gli avevano votato in faccia il loro disgusto per una direzione che aveva trasformato un quotidiano schierato, fazioso ma comunque di qualità e informato in un semplice megafono del padrone e degli interessi di turno, nella scia di come Riotta si è sempre comportato in tutte le sue precedenti esperienze a cominciare da quando reintrodusse il panino al TG1.
Lo screditatissimo ex-direttore del principale Tg del servizio pubblico, in quota dell’autolesionista centro-sinistra ma sempre dalla parte della destra, esce così di scena anche se sicuramente si sarà preparato qualche paracadute milionario dal quale continuare a pontificare quanto è bello, bravo e buono.
E’ di ieri però la denuncia da parte del Fatto Quotidiano dell’insabbiamento da parte di Riotta di uno scoop sui contatti tra Berlusconi, Dell’Utri e Ciancimino. Certo, se chiedete a lui vi dirà che è cresciuto nel culto della notizia, del giornalismo statunitense, che ben poco si coniuga con la censura. Chiedetegli allora a mo’ d’esempio e un po’ a volo d’uccello, perché il Sole con lui pubblicava gli editoriali dello screditassimo Moisés Naím, o chiedetegli conto delle battaglie personali di Riotta contro la libertà d’informazione in Internet, che per lui, scomodando addirittura San Giovanni, rappresenta le tenebre (sic) mentre lui stesso rappresenterebbe la luce.
Troppo lunga è la lista delle bassezze commesse da Riotta per arrivare dove è arrivato, riuscendo perfino a manipolare un articolo della Costituzione, il 41, anticipando quanto vuol fare oggi Berlusconi. E per chi si lamenta di Minzolini al TG1 bisogna ricordare che questo ebbe Riotta come apripista, con servizi imperdibili sulla ragazzina inglese infettata dal piercing o sull’orso Yoghi o con il costante raccontare l’Italia di Prodi come fosse l’Egitto di Mubarak sull’orlo di una sollevazione contro un regime impopolare. La Rete è piena delle denunce di bassezze di Riotta e questo sito molte volte è stato costretto ad occuparsene. Ma i nodi vengono al pettine. Come Riotta non riuscì a salvare la poltrona al TG1 pur essendo disposto a tutto per compiacere il padrone di Arcore, così perfino il Sole24Ore alla fine lo caccia aumentandone il discredito. Davvero, concludiamo, se pure i Gianni Riotta possono essere cacciati, c’è un giudice a Berlino.