C’è uno scandalo economico che si cela dietro lo scandalo politico della scuola pubblica dipinta di verde con i simboli leghisti.
Quanto ha speso la feccia padana per addobbare la scuola “Gianfranco Miglio” (sic, ma ve lo ricordate?) di Adro col simbolo del sole delle alpi quello che da bambini facevamo col compasso?
Qualche cifra gira. In particolare gli zerbini sono costati 750 euro l’uno (per dieci fanno 7.500 euro). I due soli delle alpi sul tetto della scuola pubblica (per farli vedere da Google Earth?) invece sono costati ben 10.000 Euro. Altri 10.000 Euro sono costati i cestini per la raccolta differenziata destinati ad essere smaltiti prima del tempo.
Ma questo è nulla. Il comune ha speso 230.000 euro di soldi pubblici, pagati quindi anche dai contribuenti calabresi e siciliani, per gli arredamenti marchiati Lega e altri 350.000 sono stati spesi con una sottoscrizione di 30 famiglie prominenti locali (un accertamento fiscale non guasterebbe) che non avevano di meglio per spendere i troppi soldi in banca.
Sono cifre con le quali si pagherebbe lo stipendio di un anno a qualche decina di insegnanti di sostegno di quelli tagliati da Mariastella Gelmini, così vile da difendere per giorni il sindaco Lancini, vaneggiando di simboli di sinistra in altre scuole, con parole al vento fino ad un attimo prima di ricevere un contrordine di servizio e scaricarlo in un batter d’occhio.
La misura del delirio padano la dà il fatto che il particolarismo egoista impedisce davvero di vedere che tra i tagli gelminiani e tremontiani le scuole fatiscenti da ristrutturare non c’è bisogno di andarle a cercare a Lametia Terme o a Campobasso ma sono diffuse in tutto il Nord, compreso a pochi chilometri da Adro. La vita comincia e finisce nel proprio orticello recintato, all’interno del proprio giardino da curare e difendere maniacalmente.
Adesso il sindaco Oscar Lancini, che in spregio a qualunque legalità, ha dichiarato di prendere ordini solo da Bossi, spenderà altrettanto per cancellare, ridipingere e sostituire, stavolta tutto a spese dei contribuenti molisani e marchigiani. In un paese serio ce ne sarebbero di reati per metterlo in quattro metri di cella a vederlo a strisce il sole delle alpi. Lì sarebbe bello si trovasse in buona compagnia con sei o sette immigrati marocchini e nigeriani e qualche rom, rumeno o ungherese che sia.