Non c’è soluzione ai problemi latinoamericani che non passi per l’integrazione latinoamericana
Gennaro Carotenuto intervista Hugo Chávez Frías
da Caracas
La costruzione dell’unità latinoamericana è il sogno frustrato del continente fin dalla sconfitta politica del libertador Simón Bolívar, quasi due secoli fa. Per liquidare un progetto politico già sconfitto in varie circostanze in nessun luogo come l’America Latina l’impero statunitense ha utilizzado lo strumento del divide et impera dell’antico impero romano. Eppure, oltre le sconfitte il progetto, il sogno, rinasce. Perché è l’unico cammino possibile.
Gennaro Carotenuto : Presidente, lei afferma come elemento chiave del suo programma politico, la necessità ineluttabile di un processo d’integrazione, della costruzione di una grande patria latino-americana dal Rio Grande alla Terra di Fuoco.
Hugo Chávez Frias : C’è ancora molto del sogno quando parliamo dell’integrazione latino-americana. Ma, noi, crediamo che sia un sogno possibile. Un’utopia realizzabile. Io credo che questo sia un buon momento per realizzare sogni. Andiamo avanti verso questo obiettivo scegliendo di prendere varie direzioni, aprendo diversi fronti. E credo che nessun altro sogno possa realizzarsi se non si comincia da un processo unitario latinoamericano.
Gennaro Carotenuto : Eppure, alcune sigle sono già entrate nella Storia, in particolare ALALC, ALCAN e Mercosur. Adesso al Cuzco avete appena creato la Comunità Sudamericana di Nazioni alla quale è necessario dare un contenuto.
Hugo Chávez Frias : La Comunità Sudamericana delle Nazioni è un passo importante: non importa se avanziamo solo di un millimetro su questa strada, l’importante è che sia nella direzione giusta. Perché al contrario potremmo andare come un treno, ma nella direzione sbagliata. Teniamo chiara la meta, bussola e mappa alla mano, e avanziamo contro vento e tempesta. A volte il vento è molto forte e non possiamo andare avanti e a volte dobbiamo anche fare un passo indietro, ma questa è la nostra rotta. Non importa quanto tempo ci voglia. Abbiamo fatto un passo in questa direzione e questa direzione è giusta.
Ma fai caso a come è cambiato almeno il discorso in questi vertici. Prima, quando io arrivavo, la gente diceva: “Ecco che arriva quel matto di Chávez”. Mi ricordo che durante uno di questi primi vertici nei quali eravamo presenti, intervenni io, poi Fidel interviene. Subito dopo Fidel mi manda un bigliettino che dice: “Chávez, mi pare che non sono più l’unico diavolo in queste riunioni”. E’ che noi abbiamo un progetto d’integrazione, per i popoli e per i lavoratori. E non potranno nulla contro di noi, uniti come siamo. Abbiamo un progetto, una strategia e mille tattiche, mille reggimenti all’offensiva. Non c’è nessuno che può fermare questo movimento rivoluzionario in queste terre. Adesso bisogna dare forma a questo movimento internazionale, ed è urgente perché l’aggressione alla quale Cuba ha resistito per più di 40 anni, e continua a resistere, con le minacce che ancora crescono, e l’aggressione alla quale il Venezuela sta resistendo saranno ugualmente lanciate contro ogni governo o paese che cerca di distaccarsi dall’Impero.
Gennaro Carotenuto : Epperò la costruzione della patria grande latinoamericana che lei ha di nuovo portato sulla scena politica è un sogno così grande che molti latinoamericani, particolarmente quelli del sud del continente, non osano neanche sognarlo. Ci sono alcuni governi progressisti che vi fanno solo riferimenti pallidi e rituali. Sarebbe interessante per lettori di Brecha di iscrivere il suo sogno bolivariano nell’ambito di un’agenda politico concreto.
Hugo Chávez Frias : Noi stiamo imparando tante cose. Il popolo impara queste cose. E abbiamo capito che la tecnica deve servire la politica. La politica deve essere la regina, al di sopra della tecnica e dell’economia. È da qui che nasce l’idea di Petrosur, Petroamérica, o Petrocaribe, non importa il nome. Immagina il poter sommare il potenziale petrolifero che possiede il Messico con quello dell’Argentina, del Venezuela, della Bolivia e della Colombia. In tutti questi paesi c’è del petrolio, dove di più, dove di meno. E il gas naturale. Cuba possiede molto petrolio. Fidel dice che vuole entrare direttamente nell’OPEC.
Gennaro Carotenuto : Si intende che per lei il cammino passa per l’integrazione economica secondo un modello simile a quello dell’Unione Europea.
Hugo Chávez Frias : Noi abbiamo proposto la creazione di una Banca centrale latinoamericana. Dove sono le riserve del Venezuela? Nelle banche del Nord. Oro, dollari, euro. E più in là: un Fondo monetario latinoamericano. Noi vogliamo uscire dal Fondo monetario internazionale. Però in tutto il continente, ci sono solo Cuba e il Venezuela che accettano questa proposta. E visto che Cuba non è nel Fondo monetario internazionale, restiamo solo noi.
Ma non si tratta solo di questo. Abbiamo anche delle proposte concrete per frenare il dominio imperialista sul piano culturale, difatti, proponiamo una televisione del Sud. È un progetto concreto sul quale lavoriamo da tre anni e che è sul punto di vedere la luce. E infine, l’ALBA (Alternativa bolivariana per l’America), un’integrazione basata sulla cooperazione e non sulla concorrenza, che tiene conto delle frange di popolazione meno privilegiate e che si appoggerà sulle basi dello sviluppo endogeno, già sancito dalla nostra Costituzione Bolivariana. Tutti questi sono sogni possibili. E’ necessario osare.